Nuovo focolaio di Ebola in Uganda, per Maga (Cnr) “nessun timore per l’Italia”

di Valentina Arcovio

Si acceso un nuovo focolaio di Ebola in Uganda. Il responsabile è un ceppo relativamente raro del virus (SUDV), proveniente dal Sudan, per cui al momento non esistono vaccini o trattamenti. “Non si tratta di un evento in grado di preoccupare il nostro paese, in quanto questo virus è strettamente correlato alle specie ospiti che sono dei pipistrelli che non vivono nei nostri territori”, dice Giovanni Maga, direttore dell’Istituto di Genetica Molecolare del Consiglio Nazionale delle Ricerche. “Ebola non si trasmette facilmente, ma solamente con stretto contatto con i fluidi corporei di una persona nella fase acuta della malattia – continua – che normalmente non ha la possibilità di andare in giro e non è in grado di muoversi, a causa della gravità dei sintomi. Quindi la trasmissione avviene solo nei nuclei familiari o, in casi particolari, nelle strutture sanitarie in fase assistenziale dei malati. È una situazione che sarà tenuta sotto controllo dalle autorità nella zona colpita, ma che non riguarda altri paesi fuori dall’Africa e in Europa”.

Il virus ha ucciso già 23 persone e sono più di 30 in casi confermati e sospetti

La notizia del cluster è stata diffusa lo scorso 20 settembre dalle autorità sanitarie ugandesi, dopo la conferma di un caso nel distretto di Mubende, nella zona centrale del paese. Tuttavia, la malattia sarebbe in circolazione già da inizio settembre, quindi il virus si sarebbe diffuso indisturbato per settimane. Da allora avrebbe causato la morte di 23 persone, comparendo anche in altri distretti: ormai è alle porte della capitale, Kampala. Fino al 25 settembre, sono stati segnalati 18 casi confermati, 18 casi sospetti e 23 morti. Il ministero della Salute ugandese ha precisato che cinque dei pazienti deceduti sono stati confermati come morti a causa del virus mentre 18 sono elencati come probabili decessi da Ebola. Secondo quanto riportato dall’Organizzazione mondiale della sanità, il 62% dei casi è femmina e sono circa 35 i ricoverati; l’età mediana è di 26 anni. Il report segnala che il primo caso è stato un uomo di 24 anni, che ha manifestato una vasta gamma di sintomi, tra cui febbre altissima, convulsioni toniche, vomito e diarrea con sangue, dolori al petto ed emorragia oculare. Si è recato per la prima volta in una clinica privata l’11 settembre. Dopo una settimana di controlli e test, il 19 settembre è morto. 

Ceppo molto aggressivo e si trasmette tramite contatti ravvicinati

Data la gravità della situazione, il ministero della Sanità ha disposto un divieto di circolazione e di assembramento a Mubende. Il coordinatore della risposta a Ebola, Henry Kyobe, ha confermato durante una riunione dell’Oms che il virus è in circolazione probabilmente già da inizio settembre, ma l’epidemia è stata annunciata solo giorni dopo. Sono in molti nel paese a chiedersi come mai la risposta abbia tardato così tanto. Ora le autorità ugandesi stanno correndo ai ripari e avvertono che i casi di infezione potrebbero aumentare se la popolazione non si atterrà alle istruzioni degli operatori sanitari. Il Sudan ebolavirus è un ceppo pericoloso, spesso letale. La prima segnalazione risale al 1976, da allora sono stati registrati sette focolai, quattro in Uganda e tre in Sudan. Il tasso di mortalità varia da 41% a 100%. Il virus si trasmette tramite contatto ravvicinato con sangue o altri fluidi corporei, nonché con animali malati o morti. Il periodo di incubazione varia da 2 a 21 giorni, ma la persona infettata è contagiosa solo dal momento dello sviluppo dei sintomi. È difficile diagnosticare la malattia in quanto ha sintomi simili a quelli della malaria o della meningite. E non esistono vaccini o trattamenti efficaci contro questo ceppo, motivo per cui l’Oms ritiene che il rischio per la comunità locale sia alto.  

Maga: “In passato altri focolai di Ebola in Uganda”

“Il ceppo di Ebola in questione è particolarmente aggressivo, ma non è inusuale che in queste regioni compaiano dei focolai di questo virus”, dice Maga. “L’Uganda è stata soggetta a piccole epidemie di Ebola, altre 4 o 5 volte negli ultimi anni, perché si tratta di una regione in cui il virus è endemicamente presente nelle popolazioni di pipistrelli anche a seguito di infezione nei primati e in altri animali selvatici. E quindi – conclude – l’utilizzo di questi animali a scopo alimentare come la caccia e la macellazione, in condizioni precarie, rappresenta un pericolo di infezione che può causare l’introduzione sporadica del virus nelle comunità locali. Le autorità sanitarie e l’OMS sono allertate e stanno predisponendo le misure per il contenimento”. 

 

LINK FONTE: https://www.who.int/emergencies/disease-outbreak-news/item/2022-DON410

https://mohre.it

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