Ora legale: rischi nei primi giorni

di Ida Macchi  

Istituita per la prima volta in America, nel 1918, anche quest’anno a fine marzo è scattata l’ora legale, una pratica seguita ormai da ben 70 paesi nel mondo che fa slittare avanti di un’ora le lancette dell’orologio, impedendo così che l’alba arrivi troppo presto e garantendoci un extra di luce solare, prima che cali il buio. La sua funzione, infatti, è quella di permettere un risparmio nei consumi di energia elettrica e di emissioni di anidride carbonica, facendo coincidere le nostre ore di veglia e di lavoro con quelle in cui il sole ci fornisce un’illuminazione naturale. Questa sorta di turn over forzato, però, può giocare brutti scherzi alla nostra salute e al nostro benessere: innesca una desincronizzazione tra l’equilibrio ormonale interno del corpo e l’ambiente circostante, incidendo sul ritmo circadiano e creando una sorta di mini  jet-lag che può procurare malessere e notti insonni. Colpa della prolungata luce della sera, indotta dall’ora legale: ritarda il rilascio da parte del cervello di melatonina, l’ormone che favorisce il sonno e ci fa dormire meno, tanto che l’American Medical Association ha chiesto che negli Stati Uniti si rimanga fedeli al summertime per tutto l’anno.

Sonno in tilt e cuore e cervello a rischio 

La privazione di sonno, infatti, può riservare sorprese: deficit di prestazione nei compiti che richiedono prontezza di riflessi e attenzione, per esempio, tanto che alcune ricerche hanno dimostrato che, nei 5 giorni successivi al cambio di ora legale primaverile, queste lacune aumentano del 6% il rischio di incidenti stradali. Nei 7 giorni successivi, invece, c’è un aumento del 18,7% degli incidenti relativi alla sicurezza dei pazienti in contesti sanitari che sono probabilmente imputabili ad errori umani. Rischi in agguato anche per la salute del cuore: una meta-analisi di sei studi che ha monitorato più di 87.000 casi ha trovato un aumento significativo, che va dal 4 al 29% , del rischio di avere un attacco di cuore la settimana dopo il cambio d’orario di primavera. Più frequente e facilmente in agguato anche il rischio di incappare in un ictus. Non solo. I giovani sembrano avere maggiori difficoltà scolastiche nelle settimane successive l’introduzione. Le cause? Probabilmente legate al rapido cambiamento dei ritmi sonno veglia e alla rottura generale dei naturali processi biologici circadiani del nostro organismo che induce uno stato di stress. Ne consegue un’attivazione del sistema neuroendocrino che, nei soggetti già predisposti o sofferenti di cuore, può far precipitare o peggiorare le cose.

Umore in tilt   

Il passaggio all’ora legale può fare male anche all’umore: “ci sottrae 60 minuti di luce solare mattutina. I ritmi circadiani dipendono in gran parte dall’esposizione alla luce. La transizione dell’ora in primavera provoca inizialmente mattine più buie e serate più chiare. Meno luce del mattino può ridurre i livelli della sostanza che sostiene il nostro umore, la serotonina. Al contrario, l’esposizione alla luce più tardi la sera può ritardare la produzione di melatonina, l’ormone che aiuta ad addormentarsi” conferma professor Andrea Romigi, direttore del Centro di Medicina del Sonno del IRCCS Neuromed. “Il cambiamento dell’ora altera non solo la produzione ritmica della  melatonina quando fa buio, ma anche quella del cortisolo, il cosiddetto ormone dello stress, al mattino fondamentale per la nostra plasticità cerebrale, capacità di apprendimento, di porsi obiettivi, prendere decisioni e pianificare”. Insomma, una marcia in più per affrontare la giornata con gioia e con sprint. Infatti alcune ricerche hanno dimostrato che complice l’ora legale c’è chi dimostra una minor soddisfazione per la vita, affronta la realtà con poco ottimismo e ha una punta di velata tristezza.     

Al contrattacco 

Nonostante ciò, fortunatamente gli effetti negativi dell’ora legale sono destinati a ridursi nel corso delle prime settimane dal cambio d’orario. Per facilitare questo processo e adattarsi più velocemente bisogna applicare al meglio le regole del buon sonno (la cosiddetta igiene del sonno), pertanto ok all’attività fisica ma non di sera, comprese le lunghe passeggiate, meglio se effettuate all’aria aperta: regolarizzano il ritmo sonno e veglia, aiutano a scaricare le tensioni e a produrre una maggior quantità di endorfine che ci rendono più resistenti allo stress e alla fatica. Ok anche ad un’alimentazione su misura. No ad alcol e caffè, sì a molta acqua da sorseggiare nel corso della giornata e a cene leggere ricche di alimenti che aiutano il sonno come cereali integrali, patate, ceci, fagioli, pollo e latticini magri: contengono triptofano, amminoacido utile a sintetizzare serotonina, l’ormone del benessere che alza il tono dell’umore e che aiuta a migliorare la qualità del sonno profondo. Ok anche ad una doccia tiepida prima di andare a dormire che favorisce il rilassamento, o ad una tisana, tutti rituali che aiutano il buon sonno.    

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