
Over 60: la perdita di peso può essere un campanello d’allarme
Ida Macchi
Appetito invariato, ma ago della bilancia che scende inesorabilmente: è un dato da non perdere di vista e da non sottovalutare, soprattutto se capita dopo i 60 anni. Ad affermarlo è un lavoro pubblicato sul British Medical Journal, rivolto ai medici di famiglia: il calo ponderale, soprattutto se improvviso e inspiegabile, potrebbe essere la spia di un tumore. “ E’ vero e può essere effettivamente uno dei primi segni dell’insorgenza di una neoplasia, in modo particolare del colon, dello stomaco , dell’esofago, delle vie biliari o del pancreas, ma anche del polmone, dell’ovaio, della prostata, o del tratto renale” conferma il professor Paolo Orlandoni, direttore della divisione di Nutrizione Clinica dell’Istituto Nazionale di Ricerca per l’Anziano di Ancona. Gli studi fatti in merito hanno infatti valutato che il rischio di un legame tra perdita di peso e carcinoma si attesta al 3,7% tra le donne e tra l’11-14% tra gli uomini e che 1 ultrasessantenne su 10 che si reca dal medico perché è dimagrito riceverà in seguito una diagnosi di carcinoma. Fortunatamente non si tratta di un legame ineluttabile, ma indica un aumento del rischio che deve però accendere una spia di allarme: “è per esempio il secondo segno che, dopo la presenza di sangue nelle feci può far sospettare un tumore del colon retto, o che dopo l’espulsione di catarro striato di sangue può far temere un cancro del polmone”, spiega il professor Orlandoni. “La presenza di un tumore, infatti, innesca processi ipercatabolici: per ricavare l’energia necessaria, il corpo “si nutre” dei muscoli che si riducono progressivamente (è la cosiddetta sarcopenia) e il peso subisce ovviamente una flessione”.
Ma anche problemi legati all’ invecchiamento
“La diminuzione della massa muscolare, però, può essere in agguato nella terza età anche per colpa di una vita sedentaria associata ad un’alimentazione che non fornisce una dose ottimale di proteine, soprattutto di aminoacidi essenziali che servono al ripristino dei muscoli. Insomma, può essere “solo” la spia di una malnutrizione”, aggiunge il professor Orlandoni. “Oppure può essere la conseguenza di alcune patologie tipiche dell’anziano che creano uno stato infiammatorio cronico e generalizzato che altera il metabolismo, obbligando l’organismo a degradare le proteine a scopo energetico: problemi cardiovascolari, malattie metaboliche come il diabete, un’insufficienza renale o problemi di malassorbimento, per esempio”. Insomma, da solo, il dimagrimento e/o la sarcopenia non è sufficiente a far diagnosi di tumore anche se non è mai un evento “normale”. E’ invece un dato che va riferito e inquadrato, eventualmente con ulteriori accertamenti, dal proprio medico. “Se poi dipende da un’alimentazione non adeguata, la dieta giornaliera deve garantire una quota di proteine pari a 1 -1,5 grammi per ogni chilo del proprio peso che contengano almeno il 20% di aminoacidi essenziali”, suggerisce il professor Orlandoni. ”L’uovo è senza dubbio quello che ne contiene di più (7,5 grammi di proteine) ma ne sono buone fonti anche la ricotta, tutti i tipi di carni (un etto ne contiene circa 20-25 grammi), in modo particolare quelle di buona qualità, e il pesce: 100 grammi di salmone ne forniscono 22 g. Per non mandarle in fumo, però, occhio alla cottura: quella ideale deve essere breve e a media temperatura. È inoltre molto importante suddividerle nella giornata e distribuirle nei pasti principali (colazione, pranzo e cena), ma per raggiungere la quota proteica ideale, al mattino è per esempio sufficiente mettere in tavola un bicchiere di latte o delle fette biscottate con della ricotta, a pranzo un cereale con verdure e del pesce e alla sera un paio di uova. Per raggiungere la quota proteica ideale si può inoltre ricorrere anche ad integratori che contengono proteine o a yogurt iperproteici” .
Quanti chili in meno ?
Se è vero che un dimagrimento improvviso deve mettere in allarme, qual è però il numero di chili persi che deve destare sospetti? “Quello pari o superiore al 5% del proprio peso iniziale, scesi nel giro di 6 mesi”, spiega il professor Orlandoni. “Un ulteriore dato è offerto anche dal valore del proprio indice di massa corporea che si calcola dividendo il proprio peso corporeo espresso in chili per la statura (in metri) al quadrato. Negli over ’60, indica uno stato di malnutrizione se è inferiore a 22”. Proprio per questo, il peso va monitorato, al pari di quel che si fa per esempio con i valori della pressione: almeno una volta alla settimana. Nello stesso tempo, però, occhio anche al mantenimento della massa muscolare , obiettivo che si raggiunge affiancando alla dieta la giusta l’attività fisica: “oltre a camminare, è bene seguire un allenamento di forza, con i pesi o anche a corpo libero” , suggerisce lo specialista. “No, però al fai da te: è bene farsi seguire da un personal trainer per definire il carico e il tipo di esercizi in rapporto al proprio livello di preparazione atletica e al proprio stato di salute generale”. Insomma, è bene che il programma sia personalizzato.