
PANCREAS IN FIAMME
di Ida Macchi
Pancreas “in fiamme”: capita quando questa ghiandola, posta dietro allo stomaco, rimane vittima di una pancreatite. È un’infiammazione scatenata dagli stessi enzimi che il pancreas produce normalmente per favorire la digestione: lo aggrediscono e “lo digeriscono” come fanno con i cibi. Il pancreas ha infatti la funzione di secernere enzimi ed altre sostanze per permettere la digestione di quel che mangiamo. Queste, insieme alla bile secreta dal fegato, vengono immesse nel duodeno, il tratto dell’intestino che segue lo stomaco. Nello stesso tempo, però, il pancreas produce insulina, glucagone e somatostatina, ormoni che regolano il modo in cui il nostro organismo gestisce l’utilizzo del glucosio, in modo da mantenere stabili i valori della glicemia. In caso di pancreatite, però, le sue funzioni vanno in tilt. È importante, perciò, saper riconoscere i sintomi di questa patologia per correre ai ripari e ridare a questa importante ghiandola la sua funzionalità. Per saperne di più ne abbiamo parlato con il dottor Francesco Cortese, chirurgo presso la U.O.C. di chirurgia d’urgenza del Presidio ospedaliero San Filippo Neri di Roma.
ACUTA E CRONICA
Esistono due forme di pancreatite: quella acuta, definita a sua volta lieve, moderata o grave, e quella cronica. La prima, di cui in Italia si registrano ogni anno circa 200 mila casi, nella maggioranza dei casi è scatenata dalla presenza di calcoli biliari. Lo sbocco del canalino che permette il deflusso della bile e quello del dotto che fa defluire i succhi pancreatici verso l’intestino confluiscono nel loro tratto finale nella Papilla di Vater. I calcoli possono perciò bloccare questa via d’uscita e gli enzimi pancreatici “ristagnano”, infiammando e danneggiando la ghiandola. Le forme di pancreatite cronica, invece, nella maggioranza dei casi sono causate dall’abuso di alcolici, o da una pancreatite acuta che recidiva, dando il via ad un’infiammazione più silente ma continua.
DOLORE
Il primo sintomo di pancreatite acuta che funziona d’allarme è un dolore addominale, definito “a barra”, lancinante e improvviso. Si localizza appena sotto le ultime arcate costali, trasversalmente su tutta la parte alta dell’addome, e a volte si irradia anche alla parte alta della schiena. Il dolore addominale ricorrente, anche se più sfumato, è invece la spia di una pancreatite cronica: è più facile che si manifesti o peggiori dopo mangiato, soprattutto se il pasto è ricco di grassi e proteine. La loro digestione impegna maggiormente sia la colecisti (l’organo in cui si concentra la bile) che il pancreas che, costantemente infiammato, viene messo sotto stress dalla trasformazione di questi nutrienti e “si fa sentire”.
TENSIONE ADDOMINALE
In caso di pancreatite acuta, l’addome è teso e gonfio, e basta una semplice palpazione, superficiale o profonda, nella zona intorno alla “bocca dello stomaco” e in quella intorno all’ombelico, perché il dolore aumenti ulteriormente. Può esserci anche la febbre, a volte associata a brividi e malessere, anche se questo sintomo non dà il polso dell’entità dell’infiammazione di cui è vittima il pancreas.
PERDITA DI PESO
È uno dei sintomi della pancreatite cronica: il malfunzionamento della ghiandola riduce l’assorbimento dei nutrienti, determinando una malnutrizione calorico-proteica. Non solo: soprattutto se legata all’abuso di alcolici, si associa ad un’alimentazione scorretta che manda ulteriormente in tilt il sistema epato-bilio-pancreatico e quindi il lavoro di squadra tra stomaco, fegato e pancreas che permette in maniera corretta la digestione, la trasformazione e la metabolizzazione di ciò che mangiamo. In pratica: la digestione risulta alterata e questo determina una perdita soprattutto di grassi e proteine nelle feci, tanto che quest’ultime sono oleose (i medici parlano di steatorrea), scivolano sulla superficie del water, sono poco conformate e con un odore acidulo.
NAUSEA, VOMITO e DIARREA
Sono ulteriori segni che possono deporre per una pancreatite: sono più intensi e improvvisi nelle forme acute, mentre in quelle croniche sono più sfumati e si manifestano più spesso dopo il consumo di cibi grassi perché il pancreas ha difficoltà a produrre enzimi che dovrebbero aiutare il sistema digestivo ad abbattere questi nutrienti.
DIAGNOSI
Nel sospetto di pancreatite acuta, ma anche di una forma cronica, oltre ad una visita è necessario ricorrere ad alcuni test del sangue che ne permettono la diagnosi. Quelli fondamentali: dosaggio dell’amilasi e della lipasi (test d’elezione che misura l’enzima pancreatico che digerisce i grassi) i cui valori, in caso di infiammazione acuta, sono 3 volte quelli standard. Importante anche il dosaggio dei globuli bianchi nel sangue e della procalcitonina, un marker infiammatorio, destinati ad innalzarsi nelle forme acute. Per lo stesso motivo, a volte viene prescritto anche un dosaggio dell’interleuchina 6 e della 8, piccole molecole segnali di un processo infiammatorio. Fondamentale l’ecografia, esame a carico radiologico zero, che valuta il distretto addominale superiore ed inferiore e quindi anche il pancreas stesso, la colecisti ed il fegato. L’esame comunque cardine per la valutazione della gravità di una pancreatite acuta è la tomografia computerizzata (TC) con mezzo di contrasto. Questa è in grado di valutare sia il grado di infiammazione dell’organo stesso sia il coinvolgimento del resto dell’addome.
TERAPIE
Le terapie sono correlate alla gravità della patologia. Nelle forme lievi e moderate di pancreatite acuta il digiuno, la terapia infusionale e in alcuni casi selezionati il trattamento antibiotico, possono risolvere l’episodio. L’approccio alle forme gravi è simile. Esistono anche farmaci “antisecretivi” per i quali la reale efficacia non è dimostrata in maniera inequivocabile. Se la malattia non risponda alle terapie mediche è necessario ricorrere ad approcci chirurgici (open o laparoscopica) o parachirurgici (endoscopia operativa). Tali interventi provvedono ad eliminare la causa iniziale, spesso biliare, e il tessuto necrotico, ovvero il tessuto pancreatico digerito dalla cascata dei suoi stessi enzimi.
Le forme croniche, invece, vanno affrontate con dieta sana, dedicata, povera di grassi e priva di alcolici, e con enzimi pancreatici da assumere per bocca. Il pancreas, perennemente infiammato, non ne produce a sufficienza. Se ci sono calcoli biliari, viene inoltre suggerito di eliminarli. In casi selezionati si possono utilizzare farmaci per bocca a base di acido ursodesossicolico per tentare il loro scioglimento. Se sono numerosi, invece, occorre valutare sempre l’intervento chirurgico diretto.