Parto in casa: si può ancora fare

Mentre il video della donna che partorisce sulla spiaggia (deserta) diventa virale, ricordiamo che ci sono oltre 1500 donne in Italia che ogni anno, al termine delle canoniche 38 settimane di gestazione si preparano per uno degli eventi più straordinari della vita, ma lo fanno in un modo che sembrava dimenticato.

https://www.fanpage.it/esteri/il-video-della-mamma-che-partorisce-nelloceano-diventa-virale-sono-libera/

Sembra quasi di sentire qualcuno di casa che grida: “Portate degli asciugamani puliti e fate bollire dell’acqua!” da un’epoca lontana, quando partorire in casa era la normalità e all’ospedale ci si andava solo in caso di problemi seri. Un’epoca che oggi ci appare quanto mai lontana: partorire in ospedale è la norma per il 99,8% delle donne occidentali.

Mille e cinquecento in Italia e un minuscolo esercito (in crescita) negli Stati Uniti. Rassicurante, confortevole anche romantico, sembra che le donne vogliano riappropriarsi del proprio corpo e riconquistare il momento della nascita, troppo monopolizzato da sanitari e macchinari. Una piccola ma agguerrita minoranza che, almeno negli Stati Uniti è in inesorabile crescita: dal 3 % del 1989 al 9% del 2013. Il ricorso alle cure di una “levatrice” o meglio, di un’ostetrica è in parte la risposta all’eccesso di cesarei e alla pressione che le donne percepiscono verso un parto che sia veloce, quasi da catena di montaggio. Donne che cercano invece una risposta slow, che assecondi i propri tempi e non quelli del sistema.

Ma è sicuro? Se la gravidanza è normale e a basso rischio, la madre sana e il parto a termine non ci sono particolari controindicazioni: “Quando una donna manifesta il desiderio di partorire tra le mura domestiche – spiega Marta Campiotti, presidente di Nascere in Casa – organizziamo un colloquio informativo con la coppia e decidiamo se possiamo prendere in carico la donna. È necessario, infatti, che la gravidanza sia fisiologica e a basso rischio. Diamo tutte le informazioni necessarie e spieghiamo che in qualsiasi momento è possibile organizzare il trasferimento in ospedale, il che non significa che ci sia una emergenza, ma che per motivi di opportunità riteniamo che sia meglio per madre e bambino. Il nostro è un approccio demedicalizzato che segue i desideri delle donne e della nuova famiglia, rispettando anche le raccomandazione dell’OMS e delle linee guida internazionali”.

Figure professionali: negli Stati Uniti sono professionisti, CNMs Certified nurse-midwives che seguono un corso di studi completo che culmina in un diploma di laurea e possono praticare legalmente in 50 Stati , riunite in una federazione internazionale. In Italia l’ostetrica è una professione sanitaria fatta di dottori in ostetricia e organizzati in un collegio professionale. L’ostetrica può essere una libera professionista che segue la gravidanza della donna fin dall’inizio e la accompagna sino al parto. L’associazione Nascere in casa riunisce dal 1991 oltre 150 professioniste in tutta Italia che propongono una assistenza qualificata, rispettosa delle più recenti linee guida: assistono al parto in coppia e hanno come obiettivo primario la salute ed il benessere di mamma e bambino come racconta la dottoressa Campiotti: “La selezione è fondamentale e in alcuni casi dobbiamo dire no”.

Esistono, infatti, criteri di esclusione molto precisi come le gravidanze gemellari, il parto con presentazione podalica, donne che hanno avuto un cesareo precedente e condizioni cliniche come ipertensione e diabete che possono evolvere negativamente, ma diciamo anche che l’80% delle donne ha una gravidanza “a basso rischio” e potrebbe fare questa scelta! Figura diversa è la “doula” una figura socio-assistenziale che fornisce un sostegno nel periodo post partum per alcune settimane.

Eppure sino a 60 anni fa nascere in casa era la norma, cosa ha portato il parto nei reparti ospedalieri? “Una riforma organizzativa messa in atto alla metà degli anni 50 – spiega Campiotti – ossia la cancellazione della figura dell’ostetrica condotta che andava a domicilio e la sua inclusione negli organici degli ospedali e dei consultori. Senza questa figura di riferimento sul territorio si è avuta l’ospedalizzazione di massa, che purtroppo in Italia ha significato medicalizzazione”.

Recenti ricerche hanno mostrato come il parto accompagnato da una levatrice si traduca in benefici sostanziali per madre e bambino: uno studio del 2011 pubblicato su Nursing Economics ha evidenziato come il parto naturale permetta un minore ricorso all’episiotomia, minore uso di farmaci per indurre il parto, posizione libera della mamma in ogni fase, miglior successo dell’allattamento al seno e migliore esperienza percepita dalla donna .

Anche a livello economico il parto in casa rappresenta un bel risparmio: costa 2mila euro contro i circa 4mila di un parto in ospedale, se anche solo il 10% delle donne tornasse a far nascere i figli tra le mura domestiche grazie ad un rimborso, il risparmio sarebbe notevole. Ma le donne lo sanno che si può far nascere il proprio bambino nel lettone, con le lenzuola a fiorellini? E poi, dopo aver pulito il bambino e messo sulla pancia della mamma si festeggia con una torta e un tè.

https://mohre.it

Leave a Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*
*

Chinese (Simplified)CroatianEnglishFrenchGermanItalianJapaneseRussianSpanish