esercizi a domicilio

Programmi di esercizi a domicilio per gli anziani prevengono le cadute

Anche nella serie Netflix Grace and Frankie, la dinamica protagonista interpretata da Jane Fonda, icona di invecchiamento di successo, subisce una caduta. La protagonista Grace scivola infatti  su una macchia di yogurt e viene ricoverata in ospedale, dove apprende di essersi fratturata l’anca e forse un trauma cranico. Una ipotesi tutt’altro che fantasiosa per una donna della sua età, giacché le cadute sono la prima causa di infortuni tra le persone con età superiore ai 65 anni e la frequenza

aumenta con l’aumentare dell’età. Circa il 30% degli anziani che vivono al proprio domicilio riportano almeno una caduta all’anno e tale percentuale sale al 50% tra gli ultraottantenni e quelli che vivono in una residenza assistenziale. Il  50% dei pazienti, inoltre, fa esperienza di più cadute.

 

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità tra il 20% e il 30% di coloro che cadono subiscono danni che riducono la mobilità e l’indipendenza e aumentano il rischio di morte prematura. La frattura del femore in particolare non solo è la più frequente conseguenza di una caduta ma anche la più debilitante, quella da cui in genere dipende la perdita della capacità di deambulazione autonoma e il più alto rischio di morte evitabile. La maggior parte delle cadute si associa ad una elevata morbidità: infatti, circa il 45% dei anziani ricoverati in ospedale per una caduta diventa lungodegente.

 

Anche in caso di recupero funzionale, una caduta che abbia conseguenze come la necessità di un intervento e una successiva riabilitazione presentano conseguenze psicologiche: perdita di sicurezza e paura di cadere che possono accelerare il declino funzionale, possono indurre depressione o isolamento sociale. Si chiama Post Fall Sindrome (PFS) e comporta nei pazienti anziani la riduzione fino al 30% della qualità della vita.

 

Le conseguenze della caduta comportano oneri finanziari e logistici per il sistema sanitario. Con l’invecchiamento della popolazione, la mitigazione del rischio e la riduzione del danno sono obiettivi importanti. Gli studi dimostrano che l’esercizio fisico può migliorare l’equilibrio e costruire e mantenere la preziosa massa muscolare. Una recente revisione degli studi ha valutato l’efficacia di una prescrizione di un programma di esercizi nel ridurre i tassi di caduta e prolungare l’indipendenza funzionale tra gli anziani che vivono nella comunità.

 

La revisione ha incluso 14 studi di controllo randomizzati e uno studio interventistico quasi sperimentale, tutti pubblicati tra il 2014 e il 2020.

 

Le conclusioni sono state positive e hanno  suggerito che un programma di esercizi a domicilio o in comunità con istruzioni formali e il coinvolgimento del personale sanitario può essere un’efficace strategia di prevenzione delle cadute e riduzione del danno per gli anziani residenti in comunità promuovendo l’impegno in programmi di esercizio basati sull’evidenza.

La casa non è generalmente percepita come un luogo a rischio di cadute, invece il 60% delle cadute avvengono proprio in casa. Dentro casa gli ambienti a maggior rischio sono la cucina (25%), la camera da letto (22%), le scale interne ed esterne (20%) e il bagno (13%). La riduzione del rischio non può contrastare il fisiologico invecchiamento ma prevedere strategie di contrasto. 

 

Alcuni dati: 

 

L’ 8-40% delle cadute negli anziani “free-living” determina una Frattura, che rappresenta la conseguenza patologica più frequente della caduta. Dopo i 75 anni, circa il 40% della cadute nelle donne e il 25% negli uomini causa una frattura.

  • La Frattura di Femore è la conseguenza della caduta che più spesso causa il ricovero in ospedale. Il 20-25% degli anziani con frattura di femore muore entro 6 mesi; il 50-60% ha una compromissione della mobilità permanente, il 25% perde l’autosufficienza definitivamente.
  • Gli anziani Istituzionalizzati cadono più spesso di quelli “free- living”: hanno più malattie, sono meno autosufficienti, le cadute vengono registrate più facilmente.

(Fonte: Zuliano/Unife)

Fonte: https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/34231546/

Foto di Tom Leishman da Pexels

Leave a Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*
*