Quando i calcoli non sono un problema aritmetico

Ida Macchi

Parliamo dei calcoli, corpi estranei che possono formarsi all’interno dei condotti attraverso cui alcuni organi del nostro corpo portano all’esterno le loro secrezioni  (le vie escretrici), trasformandosi in veri e propri “macigni” che ne mandano in tilt funzioni e benessere. Liberarsene non è però difficile. Ecco le soluzioni per riuscirci, suggerite dal dottor Paolo Pizzinelli, specialista in medicina interna a Milano

Calcoli biliari

Sono più frequenti tra le buone forchette che eccedono nel consumo di grassi, in chi è in sovrappeso, o in chi perde chili drasticamente. Si formano nella cistifellea, la sacchettina posta sotto il fegato dove si raccoglie la bile, e sono il risultato della calcificazione delle sostanze (colesterolo, calcio e sali biliari) di questo liquido che contribuisce alla digestione dei grassi alimentari: si cristallizzano e si compattano, invece di mantenersi fluide. Risultato: disturbi digestivi (pesantezza di stomaco, digestione rallentata, nausea), oppure spasmi e dolori intermittenti, specie dopo un pasto con cibi  fritti, uovo e/o creme. Oppure vengono allo scoperto con una colica: il più delle volte scatta nel pieno della notte, o alle prime ore dell’alba, ed è caratterizzata da un dolore intenso sul lato destro dell’addome, o nella parte bassa dello sterno, da dove può irradiarsi alla schiena, raggiungendo addirittura scapola e spalla. Insomma, un quadro che potrebbe  far erroneamente sospettare un infarto miocardico. La soluzione? Se il calcolo è unico, con un diametro inferiore al centimetro, non ancora calcificato e la colecisti è ben funzionante, si può  tentare di “scioglierlo” con farmaci da prendere per bocca che contengono acidi biliari opportunamente modificati: vanno assunti per periodi molto prolungati (anche un anno), ma spesso con risultati deludenti. La percentuale di successo? Dal 40 al 60%In tutti gli altri casi, invece, è necessario ricorrere all’asportazione chirurgica della colecisti. Contrariamente a quanto molti credono, non si rimuovono soltanto i calcoli lasciando il sacchetto che li contiene: ormai è un organo che non funziona più bene e inoltre è impossibile inciderlo e poi suturarlo per ridargli la sua naturale anatomia. Nei centri d’eccellenza, nella quasi totalità dei casi l’intervento viene effettuato per via laparoscopica e in day surgery.

Calcoli delle vie urinarie

Sono spesso la conseguenza di errori alimentari e colpiscono circa 2 donne e 3 uomini su 20. “Nel 90% dei casi contengono calcio combinato ad acido ossalico, sali minerali che derivano proprio da quel che mettiamo nel piatto. Se si eccede nel consumo di carni, latticini, ma anche di alimenti ricchi di ossalati come arachidi, cioccolato, spinaci e sedano, l’acidità delle urine varia e i sali minerali incriminati precipitano sotto forma di cristalli, aggregandosi. Rischi analoghi anche se si beve poco: l’organismo ha a disposizione pochi liquidi e il rene produce urine molto concentrate, dove l’aggregazione è più facile. Una volta formati, i calcoli possono rimanere silenti anche per anni, soprattutto se piccoli, oppure innescare coliche che scattano quando imboccano l’uretere, il condotto che mette in comunicazione bacinetto renale e vescica, nel tentativo di essere espulsi. Risultato: dolori e spasmi acuti e violenti al basso addome e alla schiena. Se i sassolini sono di piccole dimensioni, l’organismo riesce ad eliminarli spontaneamente attraverso le vie urinarie. In caso contrario, è necessario ricorrere a cure mirate: farmaci (a base di citrato di potassio e di magnesio, o diuretici tiazidici ) e una dieta povera di calcio (ma solo se gli esami del sangue hanno evidenziato un surplus del sale minerale derivante dall’alimentazione) e di sodio. Da ridursi perciò il sale da cucina e i cibi che lo contengono in eccesso, mentre la quota di proteine giornaliere non deve superare il grammo per ogni chilo di peso corporeo: per ridurre l’escrezione urinaria di calcio, acido urico e ossalati. Se i calcoli sono invece legati ad un eccesso di acido urico (dopo quelli di calcio,questi calcoli sono i più frequenti), è necessario alcalinizzare le urine con farmaci specifici e correggere la dieta: povera di proteine di origine animale e di zuccheri. Tassativa anche una corretta idratazione: almeno un litro e mezzo di acqua, meglio se oligominerale, al giorno. Se i calcoli hanno dimensioni superiori ai 5 mm e sono fonte di dolore, invece, il più delle volte si possono eliminare con la litotrissia extracorporea ad ultrasuoni: una macchina, appoggiata su un fianco del paziente, genera onde d’urto che frammentano il calcolo, in modo che sia poi eliminato spontaneamente dall’organismo.     

Calcoli  vescicali 

Sono in agguato se la vescica non si svuota completamente, eventualità più frequente con la complicità di disturbi che impediscono una perfetta minzione come l’ingrossamento della prostata, il restringimento dell’uretra (la stenosi), o una cattiva contrattilità della muscolatura della vescica. Le urine ristagnano, i sali minerali presenti al loro interno sedimentano e si forma un nucleo centrale da cui prende origine il sassolino che non tarda a dar segno di sé: attraverso infezioni urinarie ricorrenti, caratterizzate da una minzione più frequente, bruciante, dolorosa e a volte associata a tracce di sangue nelle urine. Le cure?  Affidate alla chirurgia endoscopica, effettuata in anestesia generale: attraverso l’uretra viene fatto risalire in vescica uno strumento a fibre ottiche che emette onde d’urto, o un’energia laser Holmium, in grado di polverizzare il calcolo. 

Calcoli delle vie salivari 

Formati da fosfati o carbonati di calcio, sono il risultato della precipitazione di questi sali naturalmente presenti nella saliva: si cristallizzano nelle vie escretrici all’interno delle ghiandole salivari, o nel dotto principale. Sono più frequenti in chi ha carie, una malattia paradontale, o un restringimento del canalino che permette alla saliva di defluire dalla ghiandola in bocca. Si mettono in luce con dolore e un rigonfiamento, il più delle volte sotto la mandibola o dietro le orecchie. A volte anche con piccole coliche caratterizzate da un dolore intermittente, molto acuto. Le cure? Rimedi che stimolano la salivazione (bere succo di limone, per esempio), impacchi caldi e massaggi che ne facilitano l’espulsione. Se non basta, cure chirurgiche: se la formazione è nel dotto ed è piccola, basta un’anestesia locale e una piccola incisione in bocca. Chirurgia tradizionale o litotrissia, invece, se il calcolo è all’interno della ghiandola. 

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