Quattro passi nello Spazio e… nella medicina del Lavoro

Di Johann Rossi Mason

C’è vita nel Sistema Solare? E’ la domanda a cui si propone di rispondere la missione Juice, appena partita : avrà il compito di studiare tre dei 79 satelliti di Giove, tra cui le cosiddette lune ghiacciate, Europa, Callisto e Ganimede. La presenza di acqua infatti fa supporre che sia possibile o sia stata, qualche forma di vita. Partita dallo ‘spazioporto’ europeo di Kourou, nella Guyana Francese, dovrebbe arrivare tra circa otto anni (nel 2031) nell’orbita di Giove.

Decollano, o forse sarebbe meglio dire, vengono lanciati dalla base spaziale della Guyana i satelliti italiani e i veicoli che viaggiano nello spazio. La missione Juice è stata sviluppata dal gruppo Leonardo, con il finanziamento e il coordinamento dell’Agenzia spaziale italiana (Asi) e la supervisione scientifica dell’Istituto nazionale di astrofisica (Inaf), e il gruppo Thales Alenia Space. E mentre il mondo dell’aerospazio sta con il naso all’insù, migliaia di lavoratori, sulla terra, esercitano un lavoro tra i più particolari. Per loro, l’azienda Thales Alenia Space, ha messo in piedi un servizio di medicina del lavoro tra i più avanzati. Ce lo ha raccontato la Dottoressa Antonietta Palermo, Medico del Lavoro dell’azienda.

Medico ‘competente’ per la verità… come stabilisce la legge…

Si, è singolare, ma è la dicitura che permette di distinguere nelle aziende gli specialisti in medicina del lavoro dagli altri… Siamo dei medici un po’ particolari, più che curare siamo deputati al massimo grado della prevenzione, una attività da recuperare.

Quanto è importante l’esistenza di un Testo Unico che regoli i diversi aspetti della salute dei lavoratori?

Fondamentale, lavoratori sani significa maggiore produttività e nelle grandi imprese come la nostra è un investimento importante che però sappiamo avere ricadute positive. In Thales Alenia Space abbiamo una sala medica in cui è presente un medico mediamente 4 ore al giorno e personale infermieristico che  copre  sino a 8 ore al giorno per 5 giorni alla settimana. La presenza di infermieri ci permette di somministrare anche delle terapie se necessario, e sempre sotto stretto controllo medico. 

La nostra sala medica rappresenta un presidio per i dipendenti, che non affronta solamente problematiche di medicina del lavoro ma qualsiasi disturbo. Si presenta come un avamposto che sostituisce spesso la richiesta di un permesso o  l’appuntamento dal proprio medico di base, oppure una situazione emergenziale, senza necessità di recarsi in un pronto soccorso. 

Il tessuto imprenditoriale nazionale è fatto da un fitto tessuto di piccole e medie aziende però, le aziende con più di 1000 dipendenti (per voi solo nella sede di Torino) sono quasi degli unicorni ormai…

E’ vero, e i costi dell’applicazione di tutte le decine e centinaia di norme rende quasi impossibile un simile investimento per strutture molto piccole che devono provvedere ai mezzi di protezione, la sorveglianza sanitaria ecc. 

Alcuni quindi scelgono su cosa investire valutando i rischi più imminenti. 

La sede Thales di Torino ha invece circa 1000 dipendenti a cui si aggiungono altri 300 delle società satellite. Di recente, un impegno specifico è stato richiesto per la concretizzazione del progetto della Città dell’Aerospazio, che vede il capoluogo piemontese in prima linea nell’affermare la propria leadership nazionale nel comparto, forte di competenze tecniche, manifatturiere  e formative riconosciute su scala internazionale.   In Leonardo invece sono circa 2000. Fornire un servizio sanitario per noi non è solo un obbligo. 

Le aree di interesse della medicina del lavoro sono numerose…

Si dipendono molto anche dal settore produttivo: noi ad esempio non abbiamo un indice infortunistico paragonabile a quello del settore edile e cantieristico, né  grandi produzioni in serie, come l’automotive. La progettazione e creazione   di un veicolo spaziale è rappresentabile come la realizzazione di un abito sartoriale i cui tempi di produzione sono molto lunghi e risentono della complessità del prodotto finale, un mix di ingegneria dei materiali, meccatronica, software…

Quali sono gli ambiti in cui intervenite?

Sicuramente la prevenzione dei disturbi muscolo scheletrici con l’adozione di postazioni di lavoro personalizzate ed ergonomiche. In alcune aziende hanno risolto il problema delle mansioni che richiedono  un sovraccarico per gli arti superiori e per la schiena, con l’adozione di esoscheletri, ossia robot che hanno il compito di sollevare il lavoratore dalle attività più gravose. Lavoriamo molto poi all’individuazione di posture incongrue e movimenti ripetuti che negli anni hanno portato all’emersione di nuove malattie professionali. 

Poi ci interessiamo del comfort visivo dato che quasi tutti lavorano ad un videoterminale e oltre ad un counseling sulla postura corretta e a veri e propri corsi di formazione. La legge prevede un esame  ergoftalmologico  per l’uso dei videoterminali, ma noi abbiamo deciso di mettere a disposizione dei dipendenti un oculista una volta la settimana. Questo per garantire il massimo benessere visivo. E ci sta a cuore anche la salute cardiaca e quindi abbiamo previsto la presenza di un cardiologo che periodicamente è a disposizione dei dipendenti, in considerazione che le malattie cardiovascolari rappresentano la prima causa di morte nel mondo per cui la prevenzione in tal senso è fondamentale. 

Nel settore produttivo invece le esigenze sono diverse?

In parte si, nonostante anche gli operai lavorino su videoterminali.  Per esempio, in caso di mansioni lavorative con esposizione a rumore otolesivo, ci siamo concentrati sulla riduzione del rumore con due strategie: l’azione di macchinari sempre meno rumorosi e la scelta di tappi antirumore personalizzati. Questo perché il canale auricolare è diverso da uno all’altro e la personalizzazione ne facilita l’utilizzo e aumenta la compliance. E’ un investimento che ci permette di limitare danni e malattie da rumore che sono ancora presenti in alcune realta’ lavorative. 

E gli astronauti?

Mi spiace deluderla, ma se ne occupano gli specialisti in medicina aerospaziale… anche se, a ben pensarci lo spazio è il loro luogo di lavoro

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