Riflettori puntati sul virus di Epstein-Barr ( EBV): si sa da tempo che è responsabile della mononucleosi, la fatidica “malattia del bacio” , ma ora è confermato che, insieme ad altri fattori come l’abitudine al fumo, la carenza di vitamina D e l’obesità, è coinvolto nella genesi della sclerosi multipla. E’ quanto emerge da uno studio appena pubblicato sulle pagine di Science dal team della Harvard T.H. Chan School of Public Health. Osservando le analisi del sangue effettuate nel corso di un ventennio da ben 10 milioni di militari statunitensi , i ricercatori sono giunti alla conclusione che il rischio di ammalarsi dopo l’infezione da EBV aumenta di ben 32 volte. Di conseguenza, la messa a punto di un vaccino contro la mononucleosi potrebbe essere un’arma preventiva anche per la salute neurologica perché abbasserebbe il rischio di ammalarsi di sclerosi multipla .
MALATTIA DI GENERE
“Un obiettivo non da poco perché, solo in Italia, questa malattia colpisce ben 130 mila persone, soprattutto donne, tra le quali si registra un’incidenza tripla rispetto a quella dei maschi. E poi, è una malattia dei giovani adulti (colpisce soprattutto la fascia di età fra i 20 e i 40 anni), proprio nel pieno della vita sociale,lavorativa, familiare e nel momento della progettualità per il futuro”, sottolinea la dottoressa Lucia Moiola, neurologo e coordinatore del centro sclerosi multipla dell’ Ospedale San Raffaele di Milano. “Oggi però la gestione della sclerosi multipla sta facendo grandi passi avanti, la diagnosi è sempre piùprecoce e quindi anche l’inizio della terapia. Non solo: le cure a disposizione stanno aumentando, permettendo una terapia sempre più personalizzata, mirata anche alle forme più aggressive”.
–SISTEMA NERVOSO CENTRALE NEL MIRINO
La sclerosi multipla è una malattia infiammatoria –degenerativa che ha come principale bersaglio la mielina, ossia la guaina che avvolge le cellule del sistema nervoso centrale. “Colpa del sistema immunitario che,per una predisposizione genetica (ma non per un singolo gene!) e per fattori ambientali fra cui probabilmente un’infezione virale, “impazzisce”ed inizia a funzionare male”, spiega la dottoressa Moiola. “Infatti, parte dei linfociti, normali cellule di difesa dell’organismo, si armano contro un agente esterno per sconfiggerlo, ma quell’agente è simile alla sostanza bianca del sistema nervoso, tanto che i linfociti non la riconoscono più come propria ma la vedono come un nemico : la attaccano, causando l’infiammazione della mielina e producendo aree di demielinizzazione (le cosiddette placche) . Risultato: le cellule del sistema nervosodiventano più fragili ed esposte alla degenerazione e, sin da subito, meno efficienti nel comunicare tra di loro attraverso segnali elettrici. I primi ad accusare i colpi sono i rivestimenti degli assoni che permettono lo scambio di informazioni e la comunicazione tra aree differenti del nostro cervello e il risultato è un’alterazione delle funzioni delle zone colpite: sensitive, cognitive, motorie o visive. Se non si interviene, la malattia tende però a progredire: si continuano a formare lesioni, la mielina viene distrutta progressivamente e si formano cicatrici che possono mandare definitivamente in tilt le funzioni neuronali”.
NON E’ UN COPIONE
Insomma, un copione che può far decisamente paura, anche se fortunatamente la malattia non ne segue uno prestabilito perché ha un andamento che spesso non è prevedibile e non ha un’identica rapidità di progressione in tutti quelli che ne soffrono: “nella maggioranza dei casi si manifesta con episodi, le cosiddette ricadute, seguite da momenti di regressione in cui i disturbi scompaiono del tutto, sino al momento della ricaduta successiva”, spiega la dottoressa Moiola. “Sono le forme definite recidivanti- remittenti e, solo se non curate con i farmaci, dopo decenni possono diventare progressive. Altre volte, invece, la malattia ha un esordio subdolo e senza sintomi d’allarme, ma il suo andamento è più o meno continuo e danneggia, spesso irreparabilmente, la mielina, aprendo la strada alla disabilità. Succede solo in meno del 10% dei casi e ne sono vittime soprattutto i maschi over 40”. Diversi anche i sintomi con cui la malattia si manifesta, che variano a secondo delle aree cerebrali colpite. I più comuni: “visione offuscata, alterazioni della percezione come formicolii e punturedi spilli , stanchezza delle gambe , problemi d’attenzione o l’ incapacità di essere multitasking e quindi di compiere più compiti contemporaneamente”, spiega il neurologo. “Importante, perciò, non perdere di vista questi e altri sintomi (difficoltà di equilibrio, visione doppia,minor sensibilità di una parte del corpo come se fosse “addormentata”, difficoltà nel camminare, deficit di forza ) che possono far sospettare una sofferenza della mielina” .
STOP ALLA PROGRESSIONE
La carta vincente per arrestare la progressione della sclerosi multipla, infatti, c’è ed è la diagnosi precoce, possibile sin dalla prima manifestazione neurologica, se non addirittura quando non ci sono sintomi che facciano sospettare la malattia che magari viene allo scoperto facendo accertamenti per altri problemi di salute. “Nel nostro Paese esistono centri specialistici per la cura della sclerosi multipla( i loro indirizzi sulla pagina web dell’Associazione Italiana Sclerosi multipla, www.aism.it, o sul il sito www.centrisclerosimultipla.it/ ) dove, grazie ad esami raffinati(risonanza magnetica, puntura lombare, potenziali evocati, per esempio ) oggi è possibile non solo diagnosticare con certezza la malattia, ma capire anche le sue caratteristiche e il suo potenziale di progressione (malattia a bassa o ad alta attività)”, spiega la specialista. “Poi, si può giocare d’anticipo con curepersonalizzate ad ogni singolo caso, in base a fattori prognostici e a fattori individuali, che ne rallentano l’avanzata e quindi i possibili danni”.
15 ALLEATI
Già, perché oggi esistono ben 15 farmaci approvati per la cura della sclerosi multipla: “ci sono farmaci immunomodulanti per le forme di malattia a bassa attività, alcuni somministrati per via sottocutanea ed altri, più recenti, per via orale”, spiega la dottoressa Moiola. “Modulano le cellule immunitarie autoreattive, riducendone l’aggressività nei confronti della mielina, in modo da attenuare lo stato infiammatorio. Per le forme ad elevata attività, invece, ci sono farmaci cosiddetti altamente efficaci e sono immunosoppressori, sia per via orale che per via endovenosa: questi ultimi sono anticorpi monoclonali che hanno come target i linfociti. Particolare attenzione ora è concentrata su quelli che hanno come bersaglio i linfociti B, cellule che non hanno solo la funzione di produrre anticorpi, ma anche di modulare l’azione dei linfociti T, riducendo l’autoaggressione della mielina.Tutti i farmaci ad elevata efficacia riducono il numero di ricadute, la formazione di nuove lesioni della sostanza bianca (riscontrabili alla risonanza magnetica) e il rischio di progressione della malattia. Tra i farmaci ad elevata efficacia quelli diretti contro i linfociti B e i T possono esseresomministrati in maniera pulsata, ossia con poche somministrazioni orali da effettuare a domicilio, o per via endovenosa (e quindi con un monitoraggio in ospedale) una volta all’anno, per due anni. Quelli diretti contro i linfociti B vengono somministrati per via endovenosa, in ospedale, ogni 6 mesi, ma sono in arrivo nuove formulazioni sottocutanee che potranno essere effettuate al proprio domicilio, una volta al mese. Molti altri farmaci sono inoltre in via di sperimentazione”.
Una vita a 360°
I risultati poi non mancano: “oggi la sclerosi multipla non deve far più paura perché la si può affrontare e non deve essere più accomunata all’immagine di sedia a rotelle”, rassicura la dottoressa Moiola. “Il mix diagnosi precoce e cure personalizzate permette a chi ne soffre di avere una vita a tutto tondo: lavorativa, sociale,affettiva, famigliare. Insomma può viaggiare, studiare, fare sport e coronare, se lo desidera, anche il sogno di uno o più bebè: la malattia non riduce la fertilità femminile e il rischio di tramandare al piccolo la sclerosi multipla è bassissimo perché la malattia non è ereditaria”.
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