Se il corpo diventa un teatro di guerra: una giornata dedicata ai disturbi del comportamento alimentare

di Anna Benedetto

 

Un fiocchetto lilla per ricordare tutte le vittime di un’epidemia nascosta, la costellazione dei disturbi alimentari: anoressia, bulimia, ma anche vigoressia (l’ossessione per l’allenamento), binge eating (abbuffate compulsive), ortoressia (ossessione per il cibo sano o naturale), NES (abbufate notturne), obesità, iperfagia (costante richiesta psichica di cibo), diabulimia (soggetti con diabete di tipo1 che omettono volontariamente l’insulina per dimagrire), drunkoressia (carenza di cibo per compensare l’eccesso di alcool), pregnoressia (disturbo della donna in gravidanza che non vuole prendere peso).

Nella Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla dedicata ai disturbi alimentari l’Isituto Superiore di Sanità ha ospitato ieri un seminario durante il quale è stato presentato il libro “Affamati d’amore” di Fiorenza Sarzanini, vicedirettore del Corriere della Sera. Sono stati rivelati inoltre i dati emersi da una survey conclusasi a febbraio 2021, che ha indagato gli effetti della pandemia di Covid-19 sull’incidenza di questi problemi.

 

Una epidemia nascosta

9 mila persone ogni anno in Italia si ammalano di disturbi del comportamento alimentare.
Durante i primi 6 mesi di pandemia i casi sono aumentati del 40% rispetto ai primi 6 mesi del 2019.
I malati sono oltre tre milioni, perlopiù giovani e giovanissimi con una quota sommersa che non arriva alle cure.

Un’epidemia nascosta (moltissimi casi non vengono trattati) per la quale non c’è vaccino, scoppiata negli anni Novanta e diventata virale dal Duemila, che si diffonde in maniera esponenziale grazie alla rete, alle app di ritocco estetico che veicolano standard e modelli irreali di perfezione.

Il lockdown – ed adesso la guerra in Ucraina – hanno fatto da catalizzatore per questi disturbi, a conferma dell’origine post traumatica della patologia.
I dati della survey rivelano anche un ulteriore abbassamento dell’età di esordio: il 30% della popolazione ammalata è sotto i 14 anni) e una maggiore diffusione nella popolazione maschile (nella fascia tra i 12 e 17 anni comprende il 10%) al punto che si stima tra dieci anni non si tratterà più di una patologia “di genere”.

L’Istituto Superiore di Sanità ha dovuto aggiornare la mappa dedicata ai servizi sui disturbi alimentari, ad oggi sono 108 le strutture accreditate (erano 91 poche settimane fa) su tutto il territorio nazionale (101 del SSN e 7 del privato accreditato): 55 centri al Nord (di cui 19 in Emilia Romagna), 18 al Centro Italia e 35 tra Sud e Isole.
Risultano in carico al 65% dei Centri censiti quasi 9.000 utenti (8.947), prevalentemente di genere femminile 90% rispetto al 10% di maschi. Il 58% degli utenti ha tra i 13 e i 25 anni, il 7% meno di 12 anni. Rispetto alle più frequenti diagnosi l’anoressia nervosa è rappresentata nel 36,2% dei casi, la bulimia nervosa nel 17,9% e il disturbo di binge eating nel 12,4%. Sono 1.099 inoltre i professionisti che lavorano nei centri, tutti formati e aggiornati: soprattutto psicologi (21%), psichiatri o neuropsichiatri infantili (17%), infermieri (14%) e dietisti (11%).
Ci sono tuttavia alcune regioni che ad oggi non hanno nemmeno un centro pubblico per il trattamento dei DCA.

La Dott.ssa Laura Dalla Ragione, psichiatra e psicoterapeuta e direttore della rete DCA USL 1 dell’Umbria rivela: «Prima si interviene e più il disturbo è sdradicabile. Per questo sarebbe importante intervenire agli esordi della patologia (entro il primo anno), ma non accade quasi mai. Di solito si chiede aiuto ai medici dopo almeno 2-3 anni. Il disturbo non è ciò che si vede nel corpo, ma l’ossessione. E si guarisce non prima di 2 anni di trattamento».

I primi due anni di vita fondamentali per l’insorgere della patologia

Nel corso della tavola rotonda è intervenuto anche il Dott. Massimo Ammaniti, storico psicoanalista e professore onorario di Psicopatologia dello sviluppo, rivelando come questi disturbi possano far capolino nei primissimi anni di vita: «Circa il 25% di bambini sotto i 2 anni di vita vanno incontro a disturbi alimentari. Già nella prima infanzia ci sono forme complesse di anoressia infantile. Nei primissimi anni di vita infatti l’alimentazione rappresenta un momento significativo nella relazione tra i genitori – in particolare la madre – e il/la figlio/a. Nel primo anno di vita, durante l’alimentazione, si costruisce un ritmo interattivo tra la madre e il figlio: c’è quello che noi chiamiamo “l’alternanza dei ritmi”.Quando il bambino succhia, la madre (intuitivamente) non interviene perché, se dovesse intervenire, il bambino piccolo interpreterebbe questa interferenza come un invito a interagire. E smetterebbe di mangiare. Perciò quando il bambino succhia, la madre rimane in silenzio, al massimo lo accarezza, ma non manda troppi stimoli. Quando poi il bambino prende fiato ed interrompe la suzione, la madre interviene. Ad esempio commentando “Oggi vedo che mangi contento, ti piace il latte che ti da la mamma…”. Nelle situazioni in cui la madre è ansiosa, ha paura che non mangi abbastanza; oppure se la madre è depressa, ha paura che il bimbo non cresca e possa morire. Questi atteggiamenti possono alterare questi ritmi madre-figlio e la madre, con un atteggiamento intrusivo, entra nella sfera del bambino alterando quel meccanismo regolativo dell’alternanza dei ritmi. Il bambino per cui cresce avendo nei confronti del cibo e dell’alimentazione una serie di vulnerabilità».

Nel caso in cui non si manifestino prima in maniera acclarata, queste possono esplodere nel periodo dell’adolescenza. Nell’adolescenza l’identità è un grande mosaico in cui il corpo diventa il grande protagonista, un interlocutore continuo: sessualità, identità di genere, sviluppo del cervello, trasformazioni corporee ne sono gli agenti di metamorfosi.

E il corpo può diventare letteralemente “teatro di guerra” in cui vengono espressi i conflitti, sia quelli interni che esterni attraverso disturbi alimentari , autolesionismo (spesso i disturbi alimentari si associano a forme autolesive come il cutting), dipendenze, suicidio.

I disturbi alimentari e i tentativi di suicidio si sono moltiplicati durante la pandemia, soprattutto durante la terza ondata.

 

Fiorenza Sarzanini, una cronista d’eccezione nell’arcipelago dei DCA

«Io so come ci si sente. A me è successo quando avevo ventitré anni».

Fiorenza Sarzanini, firma di punta del giornalismo italiano e vicedirettore del Corriere della Sera, durante la pandemia ha saputo raccogliere il silenzioso grido d’aiuto di tanti giovani in difficoltà, a cui ha deciso di dare voce raccontando la coralità di un disturbo molteplice, insieme ai medici, ai genitori e a tutti gli specialisti coinvolti in questa battaglia per la sopravvivenza.

Il suo punto di vista, dichiarato, è privilegiato: di chi ha vissuto l’anoressia, si è curata ed è riuscita ad uscirne.

La sua e le altre “voci” sono dapprima letteralmente diventate il podcast “Specchio” di Chora Media e successivamente il libro “Affamati d’amore” che, oltre ad approfondire la storia di Fiorenza, dà voce ad altre storie di ragazzi e ragazze che stanno tuttora combattendo contro la malattia. Esce domani, 17 marzo, in tutte le librerie.

Il podcast invece si può ascoltare su tutte le piattaforme audio gratuite:

Spotify: https://spoti.fi/391GTQa

Apple Podcasts: https://apple.co/3MNrLse

 

A questo link è possibile rivedere lo streaming della tavola rotonda all’ISS:

https://video.corriere.it/affamati-d-amore-presentazione-libro-fiorenza-sarzanini/2e389bd2-a42a-11ec-93e2-dc8e38561d12

https://mohre.it

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