Sigarette elettroniche per smettere di fumare, la strategia vincente della Nuova Zelanda

di Valentina Arcovio

Se c’è un paese che più di tutti è riuscito a sfruttare al massimo le possibilità offerte dalle sigarette elettroniche per contrastare il fumo di sigaretta quello è la Nuova Zelanda. A differenza dell’approccio europeo e americano, infatti, la Nuova Zelanda è stata in grado di mettere a frutto l’obiettivo originario per cui sono stati realizzati i cosiddetti dispositivi a rischio ridotto. Questo modello vincente  è stato al centro dell’evento “The E-Cigarette Summit Usa”, dove sono state percorse le tappe dell’impresa neozelandese contro il fumo di sigaretta. Con risultati positivi che già oggi sono sotto gli occhi di tutti.

Promuovere le ecig per chi vuole smettere, senza renderle attraenti per i giovani

“La Nuova Zelanda ha una lunga storia di politiche molto aggressive di lotta al tabagismo”, riferisce Ben Youdan, direttore della Youdan Consulting con sede in Nuova Zelanda. “Nel 2020-’21, il 9,4% degli adulti fumava abitualmente, 1,1% una volta al giorno, 6,4% degli adulti utilizzava il fumo ‘elettronico’ e il 5,8% degli over 18 lo faceva ogni giorno. Uno degli obiettivi – aggiunge – che si è posto il Governo è stato quello di ridurre il fumo giornaliero sotto la soglia del 5% dal 2025”. Un obiettivo ambizioso, questo, che potrebbe essere raggiunto grazie a politiche e approcci lungimiranti. “Fino al 2020 le sigarette elettroniche non erano regolamentate in Nuova Zelanda”, spiega Youdan “Una legislazione è stata introdotta due anni fa con l’obiettivo di trovare un equilibrio tra il dare la possibilità a chi vuole smettere con le sigarette di passare a prodotti alternativi meno dannosi – continua – e salvaguardare il consumatore da prodotti non ancora certificati. Inoltre si è cercato anche di limitare la possibilità che diventassero attrattivi per i giovani. Questa legislazione è molto chiara aiuta chi vuole abbandonare il fumo tradizionale ma vuole anche evitare di incoraggiare i giovani verso i nuovi dispositivi elettronici. In questo i provvedimenti del governo hanno quindi creato “una nuova categoria di prodotti ma soprattutto cercato di dare gli strumenti per supportare il passaggio dei fumatori a quei dispositivi che hanno un rischio ridotto, ricorda l’esperto.

I principi alla base della politica anti-fumo della Nuova Zelanda

La politica sul fumo elettronico della Nuova Zelanda si basa su alcuni principi che hanno permesso di limitare l’utilizzo delle sigarette elettroniche solo ai fumatori “tradizionali” che vogliono smettere. Per esempio, la politica neozelandese prevede pesanti restrizioni sul marketing. Ha un particolare sistema di vendita al dettaglio, un divieto parziale sulle sostanze aromatizzate nelle e-cig, protocolli di sicurezza e report su effetti avversi. E ancora: un divieto sul tabacco ad uso orale, il cosiddetto “snus”; campagne informative sulle sigarette elettroniche e per smettere di fumare totalmente. Per farci un’idea dell’approccio della Nuova Zelanda basta leggere lo slogan di una campagna: “il vaping può aiutarti a smettere di fumare”. Secondo Youdan, “questo approccio innovativo della Nuova Zelanda sposta la storica attenzione sul fumare e non sul tabacco o la nicotina”. L’esperto ha tracciato anche l’aspetto di fragilità sociale legata all’aspettativa di vita della popolazione Maori, quella più colpita dalle dipendenze compresa quella del fumo. “La comunità Maori ha un’aspettativa di vita tra le più basse nel mondo ed è quella dove le politiche tradizionali per ridurre la dipendenza dalle sigarette hanno fallito”, ricorda Youdan, che ha illustrato come l’obiettivo del Governo sia anche quello di ridurre l’impatto del fumo sull’aspettativa di vita della popolazione e un risparmio “per i costi del sistema sanitario pari a 2,8 miliardi di dollari neozelandesi”.

Il cambio di paradigma: aiutare i fumatori con alternative meno dannose

Quello proposto dalla Nuova Zelanda nella nuova legislazione è un vero e proprio cambio di paradigma, il quale si basa sul fatto che “aiutare i fumatori a passare a dispositivi a rischio ridotto regolari è significativamente meno dannoso che continuare ad insistere con le sigarette”, osserva Youdan. L’esperto commenta alcuni dati della popolazione Maori, “con l’aumento del vaping è sceso drasticamente il numero dei fumatori di sigarette tradizionali, mentre se si confrontano con le percentuali in Europa e nel resto del mondo i dati sono decisamente inferiori. Più si aiuta ad usare prodotti alternativi alle sigarette e più si avranno ex fumatori”. La Nuova Zelanda sembra essere riuscita anche a contenere il rischio di rendere le sigarette elettroniche appetibili dai più giovani. “E’ vero che incoraggiare i prodotti a rischio ridotto può far avvicinare i giovani al vaping ma se andiamo poi a vedere i dati – osserva Youdan – la prevalenza di questi nuovi ‘svapatori’ evidenzia che solo il 3% non aveva mai fumato, mentre quasi l’80% era già un fumatore abituale”. L’obiettivo del Governo è “eliminare i danni che i prodotti del tabacco fumato causano alle nostre comunità, il tabacco delle sigarette tradizionali è il problema e oggi c’è una possibilità offerta dal vaping che prima non c’era e va offerta ai fumatori”, conclude l’esperto.  

FONTE: https://www.e-cigarette-summit.us.com/

https://mohre.it

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