Sono One Ambassador, perchè la vita è ‘una’ (per tutti)

di Anna Benedetto

Avere vent’anni nel 2023 significa, tra le altre cose, avere la certezza che il posto in cui vivrai il resto dei tuoi giorni è a rischio burn-out, anzi sta andando letteralmente ‘a fuoco’. L’altra ‘rivelazione’ è che cambiamento climatico, sostenibilità, giustizia sociale e diritti (anche sanitari) sono fenomeni trasversali e correlati a livello globale: il famoso ‘battito di farfalla’ che può avere conseguenze all’interno di sistemi complessi e comunicanti. 

In buona sostanza, ci siamo resi conto che non è possibile ignorare a lungo quello che accade dall’altra parte del mondo, sperando che non abbia conseguenze immediate anche nelle nostre vite. Per dubbi: vedere la lezione del COVID-19, ma non solo.

Nando Gambuzza è un ragazzo di Acireale di 24 anni: membro della Genz Z, laureando in Biologia ambientale, futuro esperto di ‘climate change’ e Youth Ambassador di The ONE Campaign, l’associazione no profit fondata da Bono Vox. 

Abbiamo avuto il piacere di intervistarlo per ascoltare il punto di vista esclusivo di un giovane esperto in questioni climatiche, che ha coniugato le sue competenze accademiche all’ impegno attivo in merito alle questioni economiche, climatiche e sanitarie, ispirate all’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.

 

Guarda l’intervista di Mohre a Nando Gambuzza:

Venerando Gambuzza, ma ti fai chiamare Nando. Ci racconti chi sei e come intendi ‘cambiare il mondo’?

Come hai già detto mi chiamo Venerando Gambuzza, ma per immediatezza mi faccio chiamare Nando. Ho 24 anni e sono laureando in Biologia ambientale, per cui mi occupo prevalentemente di ambiente, anche se mi piace avere un approccio olistico sulle questioni che più stanno impattando in questo secolo: cambiamenti climatici, ma anche sviluppo economico, malattie infettive e povertà estrema. “Cambiare il mondo” è un parolone, collaborare per renderlo un posto migliore forse sarebbe più onesto e credo che nel “con” di collaborare (CON + LABORARE) sta il cuore della modalità in cui agire per questo. 

 

Come mai sei diventato attivista? E perchè hai scelto One? 

Essere attivista significa rendersi protagonista di un cambiamento a cui noi giovani dobbiamo sì ambire ma soprattutto agire affinché avvenga. Il nostro futuro non può essere definito dalla paralisi di una Spada di Damocle che ci troviamo sulla testa e non vogliamo restare impassibili e paralizzati a questa situazione, quindi un cambio di paradigma che veda noi giovani come protagonisti attivi è necessario ed essere attivista mi permette di lavorare su questo. Ho scelto ONE perché sposa questioni come la lotta alla crisi climatica, alle disuguaglianze economiche e socio-sanitarie e si impegna per uno sviluppo sostenibile e equo, tutte questioni direttamente impattanti sulla povertà. Si batte per la dignità della persona, perché il luogo in cui vivi non deve determinare se e come si viva. Come disse Nelson Mandela combattere la povertà e battersi per il benessere del singolo e delle comunita’ non sono atti di carità ma di giustizia, affinché i diritti siano garantiti a tutti indiscriminatamente e si possa godere di una vera libertà. 

 

Come ti relazioni a questa ‘community’ internazionale? Come siete organizzati?

La community dei “Global Activists”, come dice il nome, è internazionale. Siamo oltre 1000 volontari in tre continenti e agiamo in sincronia sulle campagne dell’organizzazione, di norma con azioni svolte su base nazionale. Come team italiano, abbiamo una comunicazione attiva tra noi volontari e con lo staff. Non soltanto comunichiamo settimanalmente sugli aggiornamenti delle campagne e le azioni in corso di svolgimento, ma anche condividiamo consigli e attività su come fare sensibilizzazione sulle nostre tematiche.  Abbiamo avuto meeting formativi con gli altri Youth Ambassador europei relativi allo sviluppo economico e ai cambiamenti climatici, e collaboriamo con i volontari africani – i ONE Champions – soprattutto per rafforzare un partenariato egualitario tra Europa e Africa.  A livello italiano, rappresentiamo tantissime regioni del nostro paese, quindi ai fini comunicativi prediligiamo una comunicazione online. Questo però non ci impedisce di fare azioni sul campo: l’attività di advocacy a Roma, per parlare della dichiarazione di intenti ai parlamentari; la partecipazione al Festival del Volontariato e dell’Europa, tenutosi a Bologna e una raccolta firme su una petizione per l’adattamento climatico, tenutasi a Milano durante il concerto dei Coldplay. 

 

Ci parli della Dichiarazione di Intenti che chiedete di firmare ai politici italiani? 

Nando Gambuzza insieme agli altri youth ambassadors di One durante la conferenza stampa alla Camera

La dichiarazione di intenti che chiediamo di firmare ai politici italiani è un impegno che chiediamo ai membri dei parlamento di sottoscrivere per impegnarsi ad implementare l’Agenda 2030 nel corso del loro mandato esecutivo. In particolare, quello che chiediamo è un impegno attivo sulle questioni economiche, climatiche e sanitarie. Il tutto con l’obiettivo di garantire un presente e un futuro piu’ prospero a tutti e tutte, ovunque. A questa alleghiamo delle nostre raccomandazioni più dettagliate che ci auguriamo vengano prese in considerazione per dei risultati concreti.

 

Come cittadino italiano ed europeo, quanto e come ti senti rappresentato dalla Politica? 

Domanda interessante. Mi viene da rispondere non molto. Purtroppo molte decisioni non corrispondono esattamente a ciò che un mondo equo e sostenibile richiede. Sicuramente la politica sente molto, ma ascolta poco e piuttosto che dare hype alle proteste in sé, dovrebbe concentrarsi sui contenuti che portiamo avanti. Purtroppo per quanto ci siano buone intenzioni, spesso e volentieri rimangono solo tali e c’è poco desiderio di agire nonostante le nostre richieste, non dando la giusta importanza a tematiche urgenti, quali l’emergenza climatica, per la quale si tarda a dare delle soluzioni concrete. 

 

E, da attivista, in che modo pensi di impattare su scelte e orientamenti del Parlamento italiano ed europeo? Come vi state organizzando? Puoi farci degli esempi concreti? 

Non è molto semplice dare un impatto ma il lavoro di una goccia che cade sempre e costantemente sulla stessa superficie, pian piano lascia il suo solco. Siamo giovani motivati e preparati e, con ONE, ci muoviamo a coinvolgere anche le scelte dei parlamentari. Bisogna considerare che quasi tutti i parlamentari, che hanno accettato il nostro invito durante la campagna di advocacy a Roma, hanno firmato la nostra dichiarazione di intenti e sostengono il nostro lavoro con azioni parlamentari in momenti di decisione che sono chiave per le campagne che svolgiamo. 

Nando Gambuzza, youth ambassador per One Campaign

Cosa vuol dire essere un membro della ‘Genz Z’: quali sono gli errori più gravi per cui le generazioni precedenti sono in debito con voi e cosa ti piacerebbe riuscire a conquistare per le generazioni future?

Essere parte della Genz Z significa giovare dei successi che le generazioni precedenti hanno portato, ma anche lottare contro un sistema che ha sì portato ricchezza, ma ha amplificato le disuguaglianze. La Genz Z è quella generazione che è stufa di legittimare l’iniquità che il sistema, portato avanti finora, ha amplificato, molti e molte come me si battano per raggiungere lo stesso obiettivo. E mi auguro che chi tra i miei coetanei che finora sono stati in disparte, si possa unire a noi. Gli errori più grandi delle generazioni precedenti? L’elenco degli errori del passato potrebbero essere infinito, ma credo che l’errore più grave sia stato trasmettere questo senso di onnipotenza dell’uomo anche alle attuali generazioni. Bisogna costruire un mondo diverso, non bisogna risolvere una serie di crisi per poter fare quello che è stato fatto dalla generazione precedente. 

 

Sei molto giovane ma ti avvii a diventare un esperto di ‘climate change’: come lo racconteresti a tuo nonno? Come invece ad un bambino?

“Ricordi quando andavi a lavorare nei campi o quando andavi a piedi a fare la spesa? Ecco nonno forse facevi bene, perché ora facciamo tutto in fretta ma abbiamo intossicato il pianeta, avvelenando noi stessi. Se oggi hai troppo caldo e domani non puoi uscire perché è prevista un’alluvione in pieno luglio è proprio perché altre migliaia di persone hanno preferito girare in macchina che correre tra i campi e mangiare gli agrumi di una terra lontana che quelli della nostra Sicilia”, lo spiegherei così a mio nonno. 

Invece, se lo dovessi raccontare ad un bambino gli direi:  

“Lo sai perché Febbraio ormai è asciutto, asciutto mentre maggio piange a dirotto? Perché stiamo inquinando e sporcando il nostro pianeta, le sue foreste e i suoi mari. La Natura e’ arrabbiata con noi perche’ non ci stiamo comportando a dovere e, se non cambiamo il nostro comportamento, lo sara’ sempre e sempre di più”.

 

Cambiamento climatico: deve essere per forza un racconto dell’orrore? Quali sono le buone nuove da raccontare, secondo te? 

C’è la tendenza a parlare di emergenza climatica con uno stato d’ansia che di fatto corrisponde alle effettive conseguenze che essa comporta. Questo non dovrebbe obbligarci a proseguire con una narrativa dell’orrore, può andare anche bene ai fini informativi, ma non di sensibilizzazione alla tematica. Noi Youth Ambassador di ONE abbiamo avuto modo di fare attività di sensibilizzazione nelle scuole medie e superiori proprio sul cambiamento climatico, sottolineandone come non si limiti a una questione ambientale ma ad una vera e proprio questione di giustizia. Quello che abbiamo raccontato non sono state solo le problematiche e le drastiche conseguenze, ma le opportunità che questa crisi in un certo qual modo ci presenta. Siamo arrivati ad un punto in cui e’ necessario riconsiderare la relazione con il nostro ecosistema, con il nostro modo di vivere, con la nostra comunità e con le altre. E da qui possiamo partire con dei cambiamenti, agire insieme e creare un futuro più sostenibile.

 

Quali le notizie che andrebbero maggiormente messe in evidenza? E quelle che invece si tende tenere nascoste?

Rispondo in maniera concertata e ad entrambe le domande con un solo punto: quando si parla di effetti collaterali dei cambiamenti climatici, ci si concentra spesso e volentieri sull’ aumento delle temperature, ma non è solo questo. I cambiamenti climatici esacerbano condizioni di povertà estrema e la diffusione di malattie infettive. Ne abbiamo diversi esempi in Africa. Le inondazioni in Nigeria, ad esempio, hanno portato a una maggiore diffusione di colera e in Sud Sudan hanno portato allo sfollamento di 2,3 milioni di persone.

Inoltre, un report delle Nazioni Unite stima che, entro il 2030, il cambiamento climatico potrebbe condurre alla povertà più di 120 milioni di persone.

 

Quali sono invece le sfide e/o le opportunità maggiori da raccogliere per il futuro, come esperto ed attivista?

Le sfide della nostra generazione sono molte ma tutte sfide rientrano a pieno con gli obiettivi di sostenibilità dell’Agenda 2030, che deve essere vista un po’ come una guida. A meno di sette anni dal traguardo che ci siamo prefissati, siamo ben lontani da raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibili. La sfida sta nel gestire queste crisi contigenti, mantenere il passo, aumentare l’ambizione e implementare misure urgenti e concrete – e non promesse e bei discorsi – che ci portino al traguardo quanto presto. 

 

Parliamo di salute e prevenzione: quali sono stati gli obiettivi più importanti raggiunti attraverso l’attività di ONE? 

Con una pandemia che, forse, possiamo dirci alle spalle, i bilanci sulla sanita’ sono molti. Quello che il COVID-19 ci ha insegnato è che siamo un mondo interconnesso, che davanti a delle minacce globali non esistono confini, diversita’ di reddito o provenienza. Siamo tutti e tutte uguali davanti ad una grande sfida. Questo e’ un approccio che dovrebbe essere utilizzato in modo piu’ ampio, non solo in materia sanitaria. Sfide globali richiedono soluzioni globale. Questo e’ stato quello che come ONE abbiamo fatto, nel corso del 2021 e 2022 ci siamo battuti affinche’ i vaccini del COVID non fossero proprietà esclusiva dei paesi ad alto reddito, e che la loro conoscenza, produzione e distribuzione venissero rese disponibili anche ai paesi a basso reddito, per mesi rimasti con scarsa copertura vaccinale. Piu’ recentemente, in Italia, l’ultimo anno ci siamo battuti e abbiamo ottenuto un aumento delle spese per finanziare il lavoro salvavita del Fondo Globale del 15%, che sono fondi destinati alle tre malattie infettive più diffuse: HIV, malaria e tubercolosi. 

 

Come ti vedi nel 2030? Cosa pensi ci potresti raccontare di nuovo?

Domanda difficile. Cambio facilmente piani, ma sicuramente mi vedo a lottare ancora per la sostenibilità, sebbene mi auguro con molte questioni già risolte. Più che un pensiero, è una speranza, spero di non dover più parlare di aumento di emissioni di CO2 e di disboscamento e spero anche che le modalità di cooperazione internazionali siano diventate più efficaci ed eque, atte a rendere “pari” i partner coinvolti. 

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ONE Campaign 

ONE è un’organizzazione che opera con campagne e attività di sensibilizzazione per combattere la povertà estrema e le malattie prevenibili, soprattutto in Africa. Apolitica, ONE mira a sensibilizzare l’opinione pubblica e a lavorare di concerto con i leader politici per combattere l’AIDS e le malattie prevenibili, aumentare gli investimenti per l’istruzione, l’agricoltura, la sanità e l’alimentazione e chiedere ai governi maggiore trasparenza nei programmi di lotta alla povertà. Per saperne di più visita: one.org

Programma “Youth Ambassador” 

Gli ambasciatori ONE sono un gruppo di giovani volontari estremamente motivati, selezionati tramite bando pubblico, che conducono attività di sensibilizzazione in tutta Europa per porre fine alla povertà estrema. Sollecitano un impegno concreto dei responsabili politici, lavorano con i mezzi di comunicazione per aumentare la visibilità delle campagne ONE e incoraggiano il pubblico a sostenere le petizioni e le altre azioni ONE con attività online ed eventi locali. Per saperne di più visita: one.org/youthambassadors

https://mohre.it

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