
Sopravvissuti al cancro: quasi il 40% beve troppo
Un recente studio ha rivelato dati allarmanti riguardanti il comportamento di consumo di alcol tra i sopravvissuti al cancro. L’analisi, condotta da Yin Cao e il suo team presso la Washington University di St. Louis, ha sollevato importanti questioni sull’abitudine al bere eccessivo in questa popolazione di persone. L’indagine è stata condotta dal maggio 2018 al gennaio 2022, coinvolgendo una vasta coorte di partecipanti che hanno affrontato il cancro e lo hanno sconfitto.
Tendenze preoccupanti nel consumo di alcol
Secondo i risultati dello studio, circa il 38,3% dei sopravvissuti al cancro che hanno dichiarato di consumare alcol hanno superato i criteri consigliati: massimo due bicchieri di vino al giorno per gli uomini e uno per le donne. Questo comporta un rischio significativo per la loro salute, considerando gli effetti negativi che il consumo eccessivo di alcol può avere, specialmente in chi ha affrontato il cancro. Il 35% degli intervistati ha superato i limiti accettati per il consumo moderato di alcol, mentre quasi un quarto (21%) ha ammesso di fare ‘binge drinking’, comportamento che consiste in una abbuffata di alcolici con più di cinque o sei bicchieri in un’unica occasione/serata. Eppure già nel 2017 l’American Society of Clinical Oncology aveva sottolineato come l’alcol fosse un fattore di rischio chiave ma modificabile in un’ottica di riduzione del rischio, nonostante non esistano prove e raccomandazioni per questa specifica popolazione.
Fattori di rischio e implicazioni
Il comportamento rischioso nel bere è stato osservato in diverse categorie di pazienti. Coloro che avevano ricevuto una diagnosi di cancro prima dei 18 anni e quelli che avevano precedenti abitudini di fumo avevano maggiori probabilità di impegnarsi in un consumo pericoloso di alcol. Questi risultati sollevano seri dubbi sulla consapevolezza dei sopravvissuti al cancro riguardo agli effetti negativi del consumo eccessivo di alcol sulla loro salute e sulle conseguenze potenzialmente gravi che potrebbe avere come recidive della malattia o insorgenza di un nuovo tumore. La popolazione dello studio aveva in media 61 anni, con il 62% delle donne che aveva ricevuto una diagnosi di cancro. Incredibilmente il 77,7% degli intervistati era un bevitore regolare, con un 13% che superava i limiti del bere moderato e il 38% che aveva un consumo di alcolici considerato ‘pericoloso’.
Implicazioni per la salute dei sopravvissuti al cancro
L’abitudine al consumo eccessivo di alcol tra i sopravvissuti al cancro solleva preoccupazioni significative. Il consumo di alcol è stato collegato a diversi tipi di cancro ed è associato a esiti avversi nei pazienti con diagnosi oncologica. I risultati di questo studio indicano la necessità di una maggiore consapevolezza e di interventi mirati per affrontare questo problema emergente.
La ricerca ha anche individuato alcune delle caratteristiche delle persone più propense a continuare a bere: l’età superiore ai 65 anni, il sesso maschile, una storia di tabagismo o l’abitudine attuale al fumo di sigaretta.
Aspetti psicologici
Sembrerebbe un comportamento tutt’altro che ragionevole, quali sono le principali cause di stili di vita scorretti in soggetti che hanno superato una malattia oncologica? Lo abbiamo chiesto al Dottor Lorenzo Zamboni, psicologo e membro del comitato scientifico di MOHRE.

Dott. Lorenzo Zamboni
“I comportamenti legati al consumo di alcol non sempre seguono una logica concreta e di facile comprensione. Non è raro infatti che pazienti oncologici continuino a consumare alcol (o a fumare tabacco) nonostante i chiari effetti avversi dovuti alla loro specifica situazione. Accade che le persone non riescano a smettere di bere nonostante la salute precaria, ciò avviene quando dietro al bicchiere di vino si celano problematiche psicologiche più complesse. L’uso problematico di alcol si accompagna spesso a stati psicologici di difficile gestione per la persona (ansia, depressione ecc.), la quale trova nel consumo alcolico una modalità auto-regolatoria, la quale “aiuta” la persona a far fronte alle difficoltà. Questo scollamento tra “ciò che è bene fare” e “ciò che faccio” rispetto alla salute fisica, lo troviamo nei pazienti con traumi psichici. Il trauma è per sua natura un evento potenzialmente sconvolgente (guerra, violenza, incidente stradale ecc.) vissuto in maniera soggettiva, non rielaborato dalla persona, che conserva tutte le sue caratteristiche di attivazione psicofisica (flashback, ricordo di rumori e sensazioni, sogni ecc.). Una delle caratteristiche di questo problema è l’impatto emotivo il quale può essere soverchiante per il soggetto, molto spesso l’alcol riesce (temporaneamente) a gestire la sintomatologia traumatica, la quale poi tende a ripresentarsi. Questo è solo un esempio (non raro) di una tipologia di persone che possono continuare a bere nonostante le problematiche oncologiche, questo perché la sofferenza psicologica non è assolutamente secondaria a quella fisica. Un buon metodo per aiutare pazienti oncologici a cambiare i propri stili di vita, è proprio quello di affiancare a questi un supporto psicologico che li aiuti ad affrontare il difficile momento di vita, dalla comunicazione della diagnosi e per tutto l’iter di cura”.
Conclusioni
L’analisi condotta sugli abituali comportamenti di consumo di alcol tra i sopravvissuti al cancro rivela una situazione preoccupante. Con quasi il 40% dei partecipanti che superano i limiti accettabili di consumo di alcol, è urgente che le istituzioni sanitarie e le organizzazioni oncologiche prendano provvedimenti per affrontare questo problema. E’ noto infatti che il consumo di alcol e i comportamenti a rischio sono associati ad esiti avversi come rischio più elevato di recidive del tumore, nuovi tumori e morte. La consapevolezza, l’educazione e il supporto mirato potrebbero svolgere un ruolo cruciale nel garantire che i sopravvissuti al cancro evitino il consumo eccessivo di alcol e possano godere di una migliore qualità di vita nel lungo termine.