
Stitichezza: maggior rischio di declino cognitivo
Redazione
Un imponente studio su 112mila individui del Nurses’ Health Study I e II e del HPFS hanno valutato una interessante correlazione: ossia se i movimenti intestinali e la loro regolarità avessero qualche legame con il declino cognitivo. I ricercatori hanno prima raccolto i dati sulla frequenza del movimento intestinale nel 2012 e 2013 e sulla funzione cognitiva dal 2014 al 2017. Poi hanno sottoposto a test specifici 12.696 partecipanti.
E’ emerso che coloro che andavano in bagno ogni tre giorni o meno avevano una cognizione peggiore, equivalente ad un invecchiamento cerebrale di 3 anni rispetto a quelli con un appuntamento quotidiano con il bagno.
Ma anche che andare di corpo due volte al giorno era associato ad un lieve declino soggettivo.
La spiegazione risiede nel microbiota e nella composizione dei batteri che compongono la flora intestinale: la stitichezza infatti sembra avere una influenza sulla composizione della flora, diminuendo i batteri che producono butirrato, sostanza che nutre i batteri buoni. In questi casi ad aumentare erano le specie pro infiammatorie.
La costipazione cronica equivale quindi a circa 3 anni di invecchiamento cerebrale, rispetto a coloro che vanno di corpo quotidianamente. Un aspetto che non è sufficientemente trattato da medici e geriatri ma che è stata posta all’attenzione del pubblico della conferenza internazionale dell’Alzheimer Association.
Agire sulla dieta degli anziani, specialmente se vivono soli, non è semplice, così come superare eventuali limiti meccanici legati a masticazione e deglutizione o economici che limitano l’accesso a cibi freschi come frutta e verdura, cereali integrali e alimenti ricchi di fibre.
Complesso anche controllare il corretto apporto di liquidi in quanto lo stimolo della sete non sempre è percepito chiaramente eppure anche livelli minimi di disidratazione possono portare ad uno stato confusionale.
Basta una disidratazione moderata per determinare una più o meno grave alterazione dello stato cognitivo. È molto importante, perciò, imparare a riconoscerne tempestivamente le caratteristiche cliniche, in particolare negli anziani, considerato che lo stimolo della sete tende a decrescere con l’età e che, negli anni, i reni possono perdere la capacità e l’efficienza a trattenere l’acqua.
L’invito a porre molta attenzione a sintomi e rischi della disidratazione, anche nella stagione invernale, arriva dalla Società italiana di nutrizione clinica (Sinuc) che, in una nota, sottolinea, per voce del presidente Maurizio Muscaritoli, come “una disidratazione anche lieve, pari al 2% del peso corporeo, possa scatenare senso di confusione e disorientamento, fatica, perdita di forza, di coordinazione e delle funzioni cognitive in generale. Le conseguenze di questo lieve deficit possono essere cadute, traumi e incidenti ma anche danni a reni e muscoli, aumento del rischio di contrarre infezioni. Terapie come quelle a base di diuretici, antistaminici e lassativi possono, inoltre, portare a urinare di più senza che i liquidi vengano reintrodotti a sufficienza”.
Il 20-30% degli over 65 è disidratato cronicamente, sottolinea Sinuc. “Oltretutto, molta dell’acqua del nostro organismo è contenuta nei muscoli che con l’età subiscono una diminuzione importante di massa. Dal momento che un adulto su tre di quelli con più di 60 anni soffre di una severa sarcopenia, ecco che siamo in presenza di condizioni che insieme rendono la disidratazione un fenomeno comune”.
Non va meglio se il soggetto è affetto da diabete non diagnosticato o non controllato, condizione che fa aumentare il volume urinario, così come “le persone con ipertrofia prostatica o quelle più anziane con incontinenza urinaria tendono, invece, a bere di meno per limitare il problema, mentre disturbi neuro degenerativi come demenza o Alzheimer hanno un rischio aumentato di scarsa idratazione”.
Che fare, dunque?
L’assunzione di acqua rimane fondamentale per non eccedere in calorie, permettere le funzioni di fegato e reni e mantenere l’elasticità cutanea. Utili, sottolinea Sinuc, anche liquidi con piccole quantità di zuccheri, grassi o proteine che permettono un’idratazione di organi e tessuti più prolungata nel tempo.