STUDIO SU E-CIG, IMPOSSIBILE STABILIRE CONNESSIONE CON TUMORI RARI

Dispiace che anche testate importanti finiscano per diffondere informazioni errate, a danno dei consumatori.

Commento all’articolo del Corriere della Sera: “Chi usa sigarette elettroniche è più a rischio di tumore al naso”.

Quando ho letto il titolo di questo articolo ho subito provato la curiosità di leggerlo, perché  negli anni 90 in Piemonte, con la creazione di un gruppo di studio comprendente  epidemiologi, anatomopatologi , clinici e medici del lavoro ci siamo occupati dei tumori naso sinusali di natura professionale. Abbiamo creato per primi in Italia un osservatorio permanente destinato alla raccolta dei dati ed al riconoscimento di queste malattie professionali.  Questa esperienza ha prodotto lavori scientifici di alto livello internazionale  che sono di facile consultazione sul web. Uno dei problemi che avevamo dovuto affrontare in chiave epidemiologica era proprio quello di stimare la riconducibilità eziologica di queste neoplasie e dei rispettivi istotipi alle esposizioni professionali. Ossia attribuire una causa corretta a tumori che sono relativamente frequenti nella popolazione se non francamente rari. Infatti i tumori maligni naso sinusali costituiscono una  nicchia epidemiologica. Evidenza questa  confermata dall’Istituto Superiore di Sanità che recita: ‘ (ICD-10: C30-C31; ICD-9:160) sono tumori rari con incidenza annuale in Italia di circa 1 per 100.000 (tasso standardizzato per età, su popolazione europea: 0,8 negli uomini e 0,3 nelle donne nel periodo 2005-09) . Rappresentano meno dell’1% di tutti i tumori e meno del 4% di tutti i tumori maligni della testa e del collo’. 

Il titolo che ipotizzava un possibile  ruolo della sigaretta elettronica su queste insidiose seppur rare malattie mi ha molto colpito ed essendo specialista in Otorinolaringoiatria, past presidente della Società Italiana di Tabaccologia e ricoprendo il ruolo di  Direttore Scientifico di MOHRE, l’Osservatorio Europeo per la Riduzione del Danno in medicina, dove, nel caso del tabagismo, i dispositivi elettronici sono considerati una strategia di salute pubblica di riduzione del danno. Sono quindi andato a leggere l’articolo, ma per valutare correttamente un dato è necessario leggere lo studio originario. Le ricerche infatti possono contenere limiti o distorsioni non immediatamente individuabili da un giornalista, sia pure esperto. La ‘grammatica’ della ricerca scientifica è complessa e per i non addetti ai lavori è come parlare una lingua straniera di cui è complicato comprendere tutte le sfumature.

Ho esaminato quindi  la fonte di questo articolo che alcune testate italiane, anche di livello, hanno tradotto con un titolo allarmistico che lega il consumo di e-cig ad un maggior rischio di questi tumori, leggendo il lavoro originale di Emma Karey . La collega si è posta un obiettivo assai ambizioso e di grande attualità : provare a caratterizzare i rischi per la salute relativi ai consumi dei nuovi prodotti “alternativi al tabacco “. E’ stata esaminata la modalità di aspirazione del vapore di narghilè e di sigaretta elettronica. Secondo gli autori i consumatori di sigaretta elettronica praticavano l’espirazione nasale a tassi  più elevati rispetto ai fumatori di sigarette (19,5% contro 4,9%). 

Le caratteristiche tecniche dell’hardaware del dispositivo secondo l’Autrice influivano sulla modalità di inalazione del vapore.

I fumatori di sigarette tradizionali  espiravano  il fumo combusto dal naso da metà ad un terzo delle volte  rispetto a chi utilizzava narghilè o sigarette elettroniche. Insomma , secondo l’Autrice ci sono evidenze che indicano come il passaggio del vapore dal naso sia più frequente nei vapers rispetto ai  fumo dei consumatori di normali sigarette . 

Gli Autori presentano un approccio alla questione della tossicità del fumo elettronico privo di critica e  che denota la loro scarsa esperienza sull’argomento, riferendosi a studi biologici sulla tossicità del fumo elettronico.  Relativamente alle indagini biologiche sulla tossicità della sigaretta elettronica in massima parte vengono utilizzate cavie o colture cellulari con esposizioni pari a consumi anche di 600-700 sigarette elettroniche al giorno: è cosa nota in ambiente scientifico. Si tratta spessissimo di  ‘iperboli’ scientifiche che però non possono essere applicata alla real life. 

Lo studio della Karey è stato svolto su un totale di  341 persone  di cui 122 fumatori di classiche sigarette, 96 consumatori di narghilè  e 123 fumatori elettronici. Per una valutazione di impatto sulla salute contestualizzata sulla possibilità di una neoplasia rara, si tratta di cifre incredibilmente basse per voler anche solo suggerire un’ipotesi di ragionamento clinico-epidemiologico. 

Ritengo sia necessario fare alcune considerazioni di ordine scientifico perché purtroppo gli allarmi ingiustificati fanno vittime nella fragile popolazione dei fumatori. E’ oramai documentato in maniera molto convincente che il fumo elettronico determina una riduzione dei prodotti della combustione tipici della sigaretta che oscilla tra il 95 ed il 98% a seconda dei prodotti. Il dato è talmente affidabile che il Ministero della Salute della Gran Bretagna si è posto recentemente la questione della prescrivibilità delle sigarette elettroniche quale strumento utile a ridurre fortemente il rischio della combustione tabagica nei fumatori incalliti che non riescono o non vogliono smettere. E’ infatti la combustione (e non la nicotina) la fondamentale mediatrice del danno tabagico con i milioni di morti nel mondo ogni anno.

Gli Autori nella chiosa finale del loro lavoro spostano l’attenzione dalla riduzione di tossicità della sigaretta elettronica rispetto alla normale sigaretta, alla modalità di assunzione del vapore suggerendo che le diverse modalità di aspirazione potrebbero influire sulla tossicità dei prodotti a livello nasale ed arditamente concludono che questa strategia potrebbe portare a raccomandazioni cliniche. In pratica, secondo gli autori,  espirare vapore di sigaretta elettronica dal naso potrebbe aumentare il rischio di tumori naso sinusali e quindi necessiterebbero avvertenze per i consumatori in questo ambito.

Il Ministero della Salute Italiano dice chiaramente che il fumo di tabacco esercita la sua tossicità e la mortalità evitabile in funzione dell’età di inizio, del numero giornaliero di sigarette consumato, del numero di anni di fumo e della inalazione più o meno profonda del fumo. Esistono infatti vari modi di inalare il fumo di tabacco: c’è chi fuma di gola, chi di naso ed a seconda delle modalità i diversi distretti sono maggiormente a contatto con i prodotti della combustione. Il fumo elettronico non fa eccezione a questa regola ed anche si assiste a diverse modalità di assunzione del vapore: c’è il fumatore di guancia e  quello nasale. In pratica in entrambe i casi c’è chi ha piacere di mantenere il contatto del fumo o del vapore con la mucosa delle guance o con la parte più bassa della bocca ( ipofaringe ) od anche  col naso.  Ma poiché la grande maggioranza dei fumatori elettronici è passata dall’esperienza del  fumo di sigaretta quasi sempre la modalità di assunzione del vapore segue quella del fumo. 

In ogni caso i numeri della ricerca sono imbarazzanti perché molto piccoli, la malattia ipotizzata è rara e l’articolo devia l’attenzione da quella che è la vera utilità clinica del fumo elettronico: quella di ridurre drammaticamente l’esposizione dell’organismo del fumatore ai 70 cancerogeni certi  e 4300 tossici presenti nei prodotti della combustione. 

Sul Corriere della Sera il collega otorinolaringoiatra Mohssen Ansarin in maniera documentata ed equilibrata spiega la relazione esistente tra i rari tumori naso sinusali e le esposizioni professionali e discute anche la questione del fumo di tabacco quale fattore di aumentato rischio anche per il distretto naso sinusale. Invece Emma Karey ( autrice del lavoro) crea un artificiale sillogismo tra i tumori rari del distretto naso sinusale e l’esposizione a sostanze nocive contenute nel vapore di e-cig addirittura suggerendo allarmisticamente che questo ‘potrebbe’ far “ lievitare” il cancro naso sinusale. Risulta evidente il paradosso tra l’impatto numerico risibile della ricerca soprattutto rapportata alla rarità del tumore in questione e la mancanza di conoscenza sulla questione della tossicità comparativa tra i prodotti del fumo elettronico e del fumo combusto. Stupisce in definitiva che questo dato  abbia suscitato interesse mediatico che potrebbe essere imputabile ad una incomprensibile avversione ai prodotti di nuova generazione nell’ambito delle strategie cliniche di riduzione del rischio tabagico.

https://mohre.it

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