
Svezia e Norvegia primi paesi a raggiungere l’endgame del tabagismo
Sono Svezia e Norvegia i Paesi che sono riusciti ad abbattere il tasso di fumatori sotto il 5 per cento grazie alla diffusione dei prodotti alternativi alle sigarette tradizionali.
E’ quanto emerso nel panel dedicato al futuro del fumo in Europa, presieduto da Ignatios Ikonomidis, presidente della Scohre (Associazione internazionale di esperti indipendenti sul controllo del fumo e la riduzione del danno) durante il 4° summit scientifico sulla riduzione del danno da fumo. Chi riesce a smettere di fumare, in un periodo di tra i 10 ed i 19 anni, acquisisce un vantaggio del 70 per cento in meno di probabilità di contrarre il cancro al polmone rispetto ai fumatori. Il Presidente della Scohre ha quindi menzionato l’esempio degli Usa, con una tendenza di calo nel cancro al polmone arrivata dopo una serie di provvedimenti come la tassazione sulle sigarette, le campagne di informazione contro il fumo sui media e l’introduzione del divieto di fumo nei ristoranti in California nel 1998. Ma secondo il medico greco anche una combinazione di questi interventi potrebbe non bastare per centrare l’obiettivo del 5 per cento di fumatori entro il 2040.
Ikonomidis ha in particolare evidenziato l’esperienza del Regno Unito con le sigarette elettroniche, evidenziando l’impatto positivo di questi dispositivi nella diffusione del cancro al polmone e di altri disturbi cardiovascolari. Il caso britannico dimostra che i prodotti con rischio ridotto, come le sigarette elettroniche, sono un valido strumento per ridurre i fumatori e di conseguenza l’incidenza il cancro nei prossimi decenni. Il 74 per cento di chi smette di fumare, infatti, ha usato alcuni medicinali insieme a prodotti alternativi.
La Svezia sarebbe quindi il primo Paese nell’Ue a raggiungere l’obiettivo “endgame” che si pone come obiettivo un tasso di fumatori inferiore al 5%.
Il tasso di morte ogni 100 mila abitanti a causa del cancro al polmone è di 220 nell’Ue mentre in Svezia si abbassa drasticamente a 87. L’adozione di un modello che incentiva i prodotti alternativi potrebbe portare a 350 mila morti in meno ogni anno solo in Europa.
Non è la nicotina ad essere cancerogena, ma la combustione e i suoi prodotti. La nicotina ha un effetto cardiologico ed è responsabile della dipendenza, ma va ricordato che i più comuni trattamenti per la cessazione sono proprio a base di nicotina, somministrata a scalare verso l’astinenza.