
Taser Elettrico: defibrillatori a bordo delle volanti per evitare decessi
Di Johann Rossi Mason
Arrivano anche i TASER nelle fondine delle forze dell’ordine di 18 città italiane. Dal 14 marzo le forze dell’ordine di diciotto città italiane hanno a disposizione le pistole a impulsi elettrici. In tutto saranno distribuite a Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza 4.482 pistole, che il governo aveva acquistato lo scorso luglio.
In dotazione in 14 città metropolitane italiane (Roma, Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Cagliari, Napoli, Reggio Calabria, Palermo, Messina e Catania) e quattro capoluoghi di provincia (Caserta, Brindisi, Reggio Emilia e Padova) sono uno strumento in uso da anni in altri Paesi con pareri controversi sia sull’utilità che sulla sicurezza.
“L’utilizzo del TASER, ossia della pistola elettrica TX2 prodotta dalla ditta Axon, in dotazione alle nostre forze di polizia a partire dal settembre 2018, deve essere – a mio parere – evitato, in quanto il suo utilizzo si è dimostrato potenzialmente pericoloso, sia nell’immediato sia a distanza di alcuni minuti, per la vita dei soggetti colpiti” è quanto afferma il Dottor Mario Balzanelli, Presidente del SIS 118 appena rieletto (per la terza volta) alla guida della società scientifica che riunisce i medici impegnati nel soccorso di emergenza .
Il TASER, infatti, come molto ben documentato negli USA da Douglas Zipes, uno degli aritmologi più autorevoli a livello mondiale, spara due freccette, unite da fili elettrici, le quali colpiscono il soggetto ricevente per immobilizzarlo temporaneamente.
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Attraverso la scarica elettrica, ad alta tensione (50.000 Volt) e a bassa intensità (6 milliampere), somministrata al soggetto colpito mediante impulsi elettrici ripetuti e assai ravvicinati in un intervallo temporale assai ristretto (il soggetto riceve 20 scariche al secondo per la durata complessiva di 5 secondi), il soggetto può andare in arresto cardiaco improvviso.
“In questi casi, non pochi in assoluto negli USA” continua Balzanelli “non ancora verificatisi nel nostro Paese, l’arresto cardiaco improvviso è insorto prevalentemente con ritmo di fibrillazione ventricolare. Ritengo assolutamente inappropriato correre il rischio, per quanto molto ridotto, di uccidere un uomo solo per immobilizzarlo. Dovrebbe essere, intanto, obbligatoria la presenza di un defibrillatore semiautomatico quale dotazione di tutti gli equipaggi delle forze di Polizia dotati di TASER, i cui componenti dovrebbero essere periodicamente addestrati e certificati nelle procedure di rianimazione cardiopolmonare avanzata e di defibrillazione precoce (BLSD). Ma, anche in questo caso, non è scontato, anche se molto probabile, che l’utilizzo, per quanto immediato, del defibrillatore e della rianimazione cardiopolmonare possa garantire l’effetto auspicato, quale il ripristino della circolazione spontanea e l’assenza di esiti neurologici, particolarmente qualora il soggetto dovesse essere cardiopatico”.
Amnesty International ha rilevato 334 decessi dopo uno shock ECD tra il 2001 e il 2008, che di recente sono aumentati a 544. Sebbene tutti i decessi in custodia dopo shock non siano probabilmente una conseguenza diretta dello shock, probabilmente un certo numero è attribuibile all’utilizzo del taser. TASER International ha affrontato questa probabilità rivedendo i propri avvertimenti da “mirare al bersaglio: centro o gambe” e “mirare alla parte anteriore aperta della giacca aperta” prima di settembre 2009 a “quando possibile, evitare colpi al petto…” dopo tale data. Altro recentemente, hanno notato che possono verificarsi “frequenza cardiaca, ritmo, cattura” e che “cattura” e “arresto cardiaco” possono contribuire alla morte correlata all’arresto in persone fisiologicamente o metabolicamente compromesse.
L’avvocato dell’azienda produttrice negli USA ha indicato che il rischio che una scossa di taser causasse un arresto cardiaco era dell’ordine di 1:100 000 applicazioni. Dati circa 3 milioni di applicazioni TASER, questo comporterebbe più o meno 30 decessi. Tuttavia, l’effettiva incidenza della cattura cardiaca e dell’arresto cardiaco, e quindi il rischio che ciò si verifichi, non può essere determinata con precisione per diversi motivi. Innanzitutto, gli individui erano totalmente asintomatici durante i cicli di esposizione di 5 e 10 secondi. Pertanto, è possibile che il danno cardiaco si passi inosservato se non provoca un arresto cardiaco e mostri i suoi effetti negativi a distanza.
Link https://www.ahajournals.org/doi/10.1161/circulationaha.113.005504