Troppi social media? Rischio depressione anche negli adulti

di Valentina Di Paola

I social media non sono un’insidia solo per i giovani, ma possono rivelarsi un pericolo anche per gli adulti. Uno studio condotto dagli scienziati del Massachusetts General Hospital di Boston, della Harvard Medical School, della Northeastern University, dell’Università della Pennsylvania e della Rutgers University ha infatti rivelato gli effetti che alcune note app di social possono avere sugli utenti di mezza età. Stando a quanto riportato sul  Journal of American Medical Association Network Open, le app che mettono al centro le immagini, come TikTok, Snapchat e Instagram, potrebbero aumentare i livelli di ansia e depressione. Lo studio ha coinvolto 5.395 adulti, con un’età media di 56 anni, invitati a rispondere a una serie di domande sia sulla pandemia Covid-19 che sulla relazione tra social media e benessere psicologico. I ricercatori si sono poi chiesti se l’uso dei social media potesse essere collegato a cambiamenti nella salute mentale degli utenti in base all’età e al tipo di piattaforma utilizzata.

Social e depressione, un rapporto complicato 

Prove crescenti sembrano indicare una correlazione tra l’uso dei social media e un rischio di sperimentare ansia e depressionein età adolescenziale. Ma Instagram, Facebook, TikTok e Snapchat potrebbero essere pericolosi anche per i più grandi. “Dopo un momento iniziale in cui ci siamo concentrati su altri aspetti, principalmente indagando sul modo in cui le persone stessero reagendo alla pandemia – osserva Roy Perlis, uno degli autori dello studio e docente presso la Harvard Medical School – abbiamo iniziato a valutare la possibilità che determinati social media fossero correlati a un rischio maggiore di sviluppare sintomi di ansia o depressione”. Secondo i risultati del team, le persone che usano i social media hanno una probabilità più elevata di manifestare sintomi di depressione. Gli autori precisano che questo studio non dimostra un rapporto di causa-effetto tra uso dei social e depressione. “Il nostro lavoro – continua l’esperto – non dimostra che i social media provocano ladepressione. Abbiamo evidenziato una correlazione, ma ci sarà bisogno di maggiori dati per valutare le motivazioni alla base di questi dati. È possibile che le persone già inclini alla depressione abbiano maggiori probabilità di utilizzare queste piattaforme. Ad ogni modo, questo studio rappresenta un ulteriore prova della crescente crisi della salute mentale negli Stati Uniti”.

I social media promuovono interazioni artificiali 

Durante la diffusione di Covid-19 è stato riscontrato un aumento dell’uso dei social media. Secondo una ricerca pubblicata lo scorso ottobre sulla rivista The Lancet, oltre il 30 per cento degli intervistati ha manifestato depressione, a fronte dell’8,5 per cento nel periodo pre-pandemico. È stato ipotizzato che le immagini e i video pubblicati sulle piattaforme di condivisione per documentare esperienze positive potrebbe rimarcare agli altri utenti le difficoltà della situazione emergenziale, aumentando il rischio di sentirsi in qualche modo inadeguati. “I social media – sostiene Mitch Prinstein, direttore scientifico dell’American Psychological Association, non coinvolto nella ricerca – agiscono come una sorta di promozione della propria esistenza e delle proprie esperienze. Il cervello umano non è pensato per interazioni sociali di questo tipo, i social media stanno in qualche modo dirottando la necessità di interazione sociale con qualcosa di molto artificiale e insufficiente”. Il team di Perlis ha scoperto che il modo in cui le varie piattaforme possono provocare impatti sulla salute mentale può variare a seconda dell’età. Tra gli utenti di Facebook, infatti, sintomi depressivi sono stati segnalati più comunemente in caso di età inferiore a 35 anni. Per Snapchat e TikTok, invece, l’equazione risulta invertita, con maggiori probabilità di sperimentare ansia e infelicità tra gli over 35. Gli autori non hanno trovato una spiegazione definitiva per questi risultati, ma ipotizzano che la forte centralità delle immagini che caratterizza Snapchat e TikTok potrebbe giocare un ruolo fondamentale. “Saranno necessari ulteriori approfondimenti per capire come interpretare questi dati – conclude Perlis – raccomandiamo comunque di prestare attenzione al tempo trascorso sui social media. Queste piattaforme sono progettate per invogliare l’utente a prolungare la permanenza tra i post e le immagini pubblicate, ma è davvero importante essere consapevoli del tempo trascorso facendo scrolling tra i contenuti di queste app”.

LINK A STUDIO: https://jamanetwork.com/journals/jamanetworkopen/fullarticle/2786464?utm_source=For_The_Media&utm_medium=referral&utm_campaign=ftm_links&utm_term=112321

https://mohre.it

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