Tumori ovarici, nuove terapie per bloccarne la crescita

di Valentina Arcovio

Alcuni tumori ovarici presentano alti livelli di due proteine che regolano l’attività dei mitocondri, la centrale energetica delle cellule. Questa peculiarità li rende sensibili a una nuova classe di farmaci, aprendo così nuovi scenari terapeutici. A scoprirlo è uno studio condotto presso l’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS di Milano e pubblicato sulla rivista Cancer Research. I risultati potrebbero portare allo sviluppo di nuove strategie terapeutiche per un tipo di tumore che è tra i più difficili da curare. Infatti il tasso di sopravvivenza per le donne con carcinoma ovarico è tuttora molto basso ed è aggravato da uno sviluppo silente che porta a una diagnosi spesso tardiva, quando la malattia è in stadio avanzato e ha già dato origine a metastasi.

I mitocondri come possibile bersaglio terapeutico

“Negli ultimi anni – spiegano Carmen Ghilardi, prima autrice dell’articolo, e Maria Rosa Bani, capo del laboratorio di Terapia delle Metastasi Tumorali – si è capito che i mitocondri possono essere un potenziale bersaglio terapeutico, tanto che numerosi inibitori sono in fase di sviluppo. I mitocondri sono gli organelli addetti alla respirazione cellulare e, in particolare al processo chiamato OXPHOS, fondamentale per la produzione di energia. Lo studio, condotto in cellule in coltura e animali di laboratorio con tumore ovarico, ha messo in luce che l’inibizione di OXPHOS non è egualmente efficace su tutti i tumori. Infatti i tumori la cui progressione è ritardata dal trattamento sono soprattutto quelli caratterizzati da alti livelli delle proteine PGC-1α e PGC-1β, che hanno proprio la funzione di regolare l’attività dei mitocondri”.

Lo studio può avere implicazioni importanti per il 25% dei pazienti con carcnoma ovarico

“Soffermandoci sui numeri – conclude Raffaella Giavazzi, coordinatrice dello studio – la ricerca ha evidenziato che nel campione analizzato, sono circa il 25% le pazienti affette da un carcinoma ovarico con alti livelli delle proteine PGC-1α e PGC-1β. Ora si tratta di confermare che i risultati ottenuti nei nostri modelli preclinici siano trasferibili alle pazienti, infatti per alcune di queste pazienti si aprirebbe la possibilità di beneficiare del trattamento con inibitori di OXPHOS e di poter contare su un’arma in più per contrastare la crescita tumorale”. Lo studio è stato sostenuto principalmente dalla Fondazione AIRC per la Ricerca sul Cancro.

FONTE STUDIO: https://cancerres.aacrjournals.org/content/early/2022/02/07/0008-5472.CAN-21-1223

https://mohre.it

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