
UE: lo strano caso per sconfiggere il cancro proteggendo le vendite di sigarette
E’ un caldo fine giugno quando la Commissione Europea, il ramo esecutivo dell’Unione Europea, propone di modificare la Direttiva sui prodotti del tabacco per vietare la vendita di prodotti del tabacco aromatizzati riscaldati in tutti gli Stati membri dell’UE.
Nell’annunciare il provvedimento, Stella Kyriakides, commissario dell’UE per la salute e la sicurezza alimentare, ha spiegato che questo è stato “un altro passo verso la realizzazione della nostra visione nell’ambito del Piano europeo contro il cancro per creare una ‘generazione senza tabacco’ che prevede di raggiungere una quota inferiore al 5% della popolazione che utilizza tabacco entro il 2040”. Ha offerto questa giustificazione: “Con nove tumori polmonari su 10 causati dal tabacco, vogliamo rendere il fumo il meno attraente possibile per proteggere la salute dei nostri cittadini e salvare vite umane”. E per farlo ostacola la diffusione delle alternative più sicure. Quindi, senza le alternative e data l’inefficacia della maggior parte delle misure di cessazione, si lasciano i fumatori in balia del loro big killer, il tabacco.
È stato dimostrato che i prodotti a base di tabacco riscaldato sono concorrenti diretti delle sigarette combustibili e hanno ridotto le vendite di sigarette a tassi sorprendenti. Lo ha brillantemente illustrato anche il Professor Farsalinos al Convegno MOHRE X Neuromed dal titolo Cervello sotto attacco.
Come sappiamo i prodotti a base di tabacco riscaldato (HTP) non prevedono la combustione.
Il Comitato britannico sulla tossicità delle sostanze chimiche negli alimenti, nei prodotti di consumo e nell’ambiente stima che gli aerosol dei prodotti del tabacco riscaldati contengano fino al 90% in meno di “composti nocivi e potenzialmente dannosi” rispetto al fumo di sigaretta. E anche la Food and Drug Administration statunitense, a malapena sostenitrice della riduzione del danno da tabacco, ha autorizzato un marchio HTP a essere commercializzato come “rischio modificato”, riconoscendo che presenta un’esposizione ridotta a elementi nocivi ed è “previsto a beneficio della salute del popolazione.”
E’ stato anche più volte dimostrato che i prodotti a base di tabacco riscaldato sono concorrenti diretti delle sigarette combustibili e hanno ridotto le vendite di sigarette a tassi sorprendenti nei mercati in cui sono venduti legalmente. Ad esempio, in Giappone, le vendite di sigarette sono crollate del 47,5% dall’introduzione del tabacco riscaldato nel 2016. Le indagini sui recenti dati medici della popolazione giapponese hanno mostrato una significativa tendenza al ribasso dei ricoveri attribuibili alla broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) e alla cardiopatia ischemica dal 2017, data che coincide con l’avvento dei prodotti a rischio ridotto.
Anche la vicina Corea del Sud in uno studio del 2021 del Seoul National University College of Medicine ha rilevato che, rispetto al fumo, il passaggio a prodotti a rischio ridotto era associato a un rischio inferiore del 23% di sviluppare malattie cardiovascolari.
In Europa, le cose potrebbero andare in una direzione simile. I dati del settore mostrano che l’HTP rappresenta ora oltre il 20% dell’intero mercato della nicotina a Roma e Atene, un quarto a Budapest e un enorme 37% a Vilnius, in Lituania.
È come reagire ai danni ambientali del motore a combustione vietando determinati tipi di veicoli elettrici.
Se l’obiettivo è davvero sconfiggere il cancro, non ha senso proteggere il commercio di sigarette combustibili imponendo restrizioni arbitrarie su prodotti molto più sicuri che riducono significativamente i danni. È come reagire ai danni ambientali del motore a combustione vietando determinati tipi di veicoli elettrici.
Continuare a mettere limiti e paletti alle alternative meno dannose e lasciare che il mercato del tabacco combusto prosegua indisturbato cui prodest?