Un trauma cranico e l’umore va giù

Ida Macchi 

Un trauma alla testa, anche se banale e di lieve entità, a distanza di giorni o settimane può innescare la depressione. Già perché, insospettabilmente, esiste uno stretto legame tra le lesioni patite dal cervello e le sue funzioni, compreso il tono dell’umore, all’insegna di una sorta di fil rouge che la scienza ha identificato da tempo, ma che ha avuto un’ulteriore conferma da un recente studio condotto da un team dell’University of Iowa Health Care (USA), pubblicato su Brain.

Neuroinfiammazione

“Un trauma cranico, magari legato ad una caduta accidentale ma non grave, ad un tamponamento in auto o ad un contatto troppo diretto durante una partita di calcetto, può dare il via alla cosiddetta BIAFAC (acronimo di Brain Injury Associated and Altered Cognition), una sindrome caratterizzata da stanchezza, disturbi cognitivi come deficit della memoria, ma anche ansia, sonno in tilt e depressione”, conferma il professor Claudio Mencacci, psichiatra e copresidente della Società Italiana di Neuropsicofarmacologia.  Le colpe ? “In primo luogo lo stato infiammatorio dei vasi sanguigni che irrorano il cervello, innescato dalla lesione, che rallentano, se non addirittura contrastano, l’eliminazione di sostanze tossiche e non salutari per il benessere della nostra materia grigia”, aggiunge in nostro esperto.”Il cervello è estremamente sensibile alla neuroinfiammazione: viene scatenata come risposta “riparativa” al trauma dalle cellule della microglia, una barriera del sistema immunitario che di norma impedisce a sostanze dannose di passare dal sangue al cervello. Di fatto, quando si attiva, provoca una cascata di fattori infiammatori come le interleuchine 10 e 6, il TNT alfa e la proteina C reattiva, che sono responsabili  di alterazioni e cambiamenti di alcune connessioni tra le sinapsi. Insomma, invece di riparare il danno la risposta immunitaria lo amplifica, provocando una sofferenza dei neuroni e una ridotta integrità, soprattutto della materia bianca, ovvero dei fasci di assoni che fanno da rete di collegamento tra le cellule cerebrali. Non solo: la neuroinfiammazione manda in tilt anche il naturale trofismo cerebrale, e quindi un corretto nutrimento dei neuroni, riducendo la crescita delle cellule e delle sinapsi, comprese quelle dell’ippocampo (l’area delegata a immagazzinare nuovi ricordi) il cui calo è direttamente coinvolto nella depressione”.               

GH in causa

Un recente studio dell’Università del Texas Medical Branch, ha messo in luce che un trauma cranico può ridurre anche la normale produzione del GH, l’ormone della crescita, tanto che la sua somministrazione, quando carente, ha prodotto effetti positivi : riduzione della stanchezza, ma anche un’azione benefica nei confronti della depressione, dei disturbi dell’umore e del sonno. I motivi ? “Il GH produce un miglioramento di diverse connessioni delle reti neuronali del cervello e quindi anche un aumento del trofismo cerebrale, soprattutto delle aree delle regioni frontali, collegate soprattutto alle funzioni cognitive”, spiega il professor Mencacci. “Questa scoperta, però, conferma ulteriormente che un trauma cranico impegna diverse aree della nostra materia grigia e che, anche se banale, un colpo alla testa può presentare un insospettabile conto da pagare, con disturbi che apparentemente non sembrano avere nulla hanno a che fare con la contusione”.

Prevenzione

La parola d’ordine, perciò, è quella di proteggersi e di farlo a tutte alle età perché gli effetti sull’umore sono in agguato anche se la vittima di un trauma alla testa è un bambino.” Ok, perciò, ad un caschetto protettivo quando il piccolo muove i primi passi ed è particolarmente instabile e, per adulti e bambini, sì al casco protettivo quando si va in bici, in monopattino, in moto, o sugli sci”, suggerisce il professor Mencacci. “E’ una conquista di grande civiltà e un comportamento virtuoso che merita di entrare nelle abitudini di tutti”.    

Se l’umore va a terra

Se dopo un trauma cranico l’umore si colora di nero, non si prova più interesse per le cose che prima ci davano felicità e la stanchezza la fa da padrona, mai sottovalutare che qui sintomi potrebbero essere le spie di una depressione indotta proprio dalla botta in testa. La soluzione: “rivolgersi ad uno specialista che, dopo aver valutato la storia clinica ed eventualmente aver effettuato un esame del sangue (come il dosaggio della proteina C reattiva) se ci sono bio markers dell’infiammazione, può suggerire di ricorrere agli antidepressivi: SSRI, SNRI o multimodali”, suggerisce il professor Mencacci. “Questi farmaci, grazie alla loro azione antinfiammatoria, combattono la neuroinfiammazione, facilitano il trofismo cerebrale, la neurogenesi e, di conseguenza, anche un miglior equilibrio tra i sistemi  dei neurotrasmettitori del buon umore come la serotonina, il cortisolo e la noradrenalina. No, agli antidepressivi, però, se il paziente è un bambino: per gli under 14 la cura ideale per una depressione post traumatica è un ciclo di psicoterapia cognitivo comportamentale che funziona sulle forme di entità sottosoglia o lieve al pari dei farmaci, modificando i contatti tra le sinapsi”.            

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