UNAIDS, il mondo è “pericolosamente impreparato” per future pandemie

di Valentina Arcovio

A meno che i leader non affrontino le forti disuguaglianze, il mondo potrebbe affrontare 7,7 milioni di morti per AIDS nei prossimi 10 anni. E’ l’avvertimento lanciato dal Programma congiunto delle Nazioni Unite sull’HIV/AIDS (UNAIDS) nel suo ultimo report. Le conclusioni suggeriscono che se non verranno prese misure, il mondo rimarrà intrappolato nella crisi causata da Covid-19 e rimarrà pericolosamente impreparato a tutte le future pandemie. Secondo il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia (UNICEF) nel 2020 sarebbero stati infettati dall’HIV almeno 310mila bambini, ovvero un bambino ogni due minuti. Nello stesso periodo altri 120mila bambini sono morti per cause legate all’AIDS, ovvero un bambino ogni cinque minuti. Quest’ultima istantanea su HIV e AIDS nel mondo ci avverte che la pandemia sta aggravando le disuguaglianze che da tempo guidano l’epidemia di HIV, mettendo i bambini vulnerabili, gli adolescenti, le donne incinte e le madri che allattano a maggior rischio di perdere i servizi salvavita di prevenzione e cura dell’HIV .

L’emergenza Covid-19 ostacola la lotta all’AIDS

“Il progresso contro la pandemia di AIDS, che era già fuori strada, è ora sottoposto a una pressione ancora maggiore mentre la crisi Covid-19 continua a imperversare, interrompendo i servizi di prevenzione e cura dell’HIV, l’istruzione, i programmi di prevenzione della violenza e altro ancora”, dice Winnie Byanyima, direttore esecutivo di UNAIDS. “Non possiamo essere costretti a scegliere tra porre fine alla pandemia di AIDS oggi e prepararci per le pandemie di domani. L’unico approccio di successo – aggiunge – sarà quello di ottenere entrambi”. Secondo l’UNICEF, 2 bambini su 5 che vivono con l’HIV nel mondo ignorano il loro stato e poco più della metà dei bambini con HIV sta ricevendo un trattamento antiretrovirale (ART). “A meno che non aumentiamo gli sforzi per risolvere le disuguaglianze che guidano l’epidemia di HIV, che ora sono esacerbate dal Covid-19, vedremo più bambini infettati dall’HIV e più bambini che perdono la loro lotta contro l’AIDS”, sottolinea Henrietta Fore, direttore esecutivo dell’UNICEF.

La disuguaglianza definisce i modelli di infezione

Il rapporto dell’UNAIDS ha rilevato che alcuni paesi, compresi alcuni con i più alti tassi di HIV, hanno fatto “progressi notevoli” contro l’AIDS. Tuttavia, ha sottolineato che le nuove infezioni da HIV non stanno diminuendo abbastanza velocemente da fermare la pandemia, con 1,5 milioni di nuove infezioni da HIV nel 2020 e tassi di infezione da HIV in aumento in alcuni paesi. Ha anche notato che le infezioni stanno seguendo “linee di disuguaglianza”. Sei nuove infezioni da HIV su 7 tra gli adolescenti nell’Africa subsahariana colpiscono il sesso femminile. Gli omosessuali, le prostitute e le persone che fanno uso di droghe, corrono un rischio 25-35 volte maggiore di contrarre l’HIV in tutto il mondo. Secondo l’UNICEF, in Africa subsahariana si contano l’89% di tutte le nuove infezioni pediatriche da HIV. E circa l’88% delle morti infantili legate all’AIDS si è verificato proprio nell’Africa subsahariana.

Covid-19 minaccia i programmi di prevenzione, diagnosi e trattamento dell’HIV

Secondo il rapporto dell’UNICEF, all’inizio del 2020 molti paesi hanno subito interruzioni significative nei servizi per l’HIV a causa dell’emergenza Covid-19. I test dell’Hiv per i neonati nei Paesi ad alto impatto sono diminuiti dal 50 al 70%, con l’inizio di un nuovo trattamento per i bambini sotto i 14 anni che è diminuito dal 25 al 50%. “I lockdown hanno contribuito ad aumentare i tassi di contagio a causa dei picchi di violenza di genere, dell’accesso limitato alle cure di follow-up e della mancanza di prodotti chiave – sottolinea Unicef -. Diversi Paesi hanno anche subito riduzioni sostanziali nelle consegne nelle strutture sanitarie, nei test Hiv materni e nell’inizio del trattamento antiretrovirale dell’Hiv. In un esempio estremo, la copertura della terapia antiretrovirale tra le donne in stato di gravidanza è scesa drasticamente nell’Asia meridionale nel 2020, dal 71% al 56%. Anche se la fruizione dei servizi è ripresa nel giugno 2020, i livelli di copertura rimangono molto al di sotto di quelli precedenti al Covid-19, e la vera portata dell’impatto rimane sconosciuta. Inoltre, nelle regioni fortemente colpite dall’Hiv, una pandemia prolungata potrebbe interrompere ulteriormente i servizi sanitari e ampliare i divari nella risposta globale all’Hiv”.

Le pandemie crescono nelle società divise

Il rapporto dell’UNAID ha esaminato cinque elementi critici che devono essere affrontati con urgenza per fermare la pandemia di AIDS, ma che al momento sono sottofinanziati e non hanno priorità. Questi includono infrastrutture guidate dalla comunità e basate sulla comunità, accesso equo a medicinali, vaccini e tecnologie  e supporto ai lavoratori in prima linea nella pandemia. UNAID ha anche ribadito che i diritti umani devono essere al centro delle risposte alla pandemia e che bisogna contrastare le disuguaglianze. “Le pandemie trovano spazio per crescere nelle fratture delle società divise… lavorare per porre fine alle pandemie non può avere successo a meno che i leader mondiali non adottino le misure che consentiranno loro di farlo”, afferma Helen Clark, copresidente dell’Independent Panel for Pandemic Preparedness e Response

LINK A FONTE: https://www.unaids.org/en/resources/documents/2021/2021-World-AIDS-Day-report?utm_source=UNAIDS+Newsletter&utm_campaign=8aaaaaeaad-20211124_C-TAP_COPY_01&utm_medium=email&utm_term=0_e7a6256e25-8aaaaaeaad-114161701

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