Uno spray nasale contro la malattia d’Alzheimer

di Valentina Di Paola

Un nuovo spray nasale potrebbe ridurre efficacemente la neurodegenerazione associata alla malattia di Alzheimer. Questa importante prospettiva emerge da uno studio, pubblicato sulla rivista Alzheimer’s & Dementia: Translational Research & Clinical Interventions, condotto dagli scienziati dell’azienda farmaceutica Neuro-Bio, fondata nel 2013 da Susan Greenfield, dell’Università di Oxford. Il team internazionale ha valutato l’efficacia di questo approccio in un modello murino. Stando a quanto emerso dall’indagine, il trattamento ha invertito i segni patologici dell’Alzheimer. Per questo il gruppo di ricerca spera di avviare la fase di sperimentazione sull’uomo nei prossimi due anni

In Italia ci sono circa 600mila persone con l’Alzheimer

L’Alzheimer è la forma più comune di demenza, di cui rappresenta circa il 50-80 per cento dei casi. Secondo le stime dell’Istituto Superiore di Sanità, in Italia si contano circa 600 mila casi di Alzheimer, molti dei quali, sostengono gli esperti, potrebbero essere attribuiti, almeno parzialmente, allo stile di vita e alle abitudini comportamentali. L’ipotesi prevalente sulle motivazioni alla base della neurodegenerazione riguarda l’idea che l’Alzheimer sia collegato a un accumulo anomale della proteina tau e della proteina amiloide nel cervello. La maggior parte degli interventi farmaceutici sviluppati negli ultimi decenni si è pertanto concentrata sulla prevenzione dell’aggregazione di questi composti potenzialmente dannosi. Una percentuale elevatissima di questi tentativi, però, non ha superato le sperimentazioni cliniche. I ricercatori di Neuro-Bio hanno ipotizzato che un trattamento efficace del morbo di Alzheimer debba mirare ai meccanismi che precedono l’accumulo delle proteine amiloide e tau nel cervello. Gli scienziati ritengono che la sostanza chimica cerebrale nota come T14 possa essere uno dei primi fattori patologici del morbo di Alzheimer. Questa molecola svolge un ruolo fondamentale nello sviluppo dell’organo cerebrale durante la prima infanzia. I ricercatori sostengono che l’inattivazione di T14 potrebbe prevenire la cascata di eventi neurologici che conducono allo sviluppo del morbo di Alzheimer.

Lo spray nasale è promettente, ma la strada è ancora lunga 

Grazie a una serie di conoscenze neuroscientifiche di base – afferma Greenfieldabbiamo identificato quello che riteniamo essere un meccanismo alla base della malattia di Alzheimer nel cervello e abbiamo sviluppato una molecola in grado di contrastarlo”. Gli autori hanno testato la molecola NBP14 in modelli murini. Stando a quanto emerge dall’indagine, gli animali trattati con il composto mostravano una diminuzione dei livelli di amiloide cerebrale dopo sei settimane di trattamento. A distanza di 14 settimane, i topolini erano associati a miglioramenti cognitivi significativi. “I nostri risultati – aggiunge Paul Herrling, direttore non esecutivo di Neuro-Bio – mostrano che NBP14 potrebbe interferire con il processo neurotossico che porta alla degenerazione neuronale nell’Alzheimer. Questo lavoro ha implicazioni molto interessanti per il trattamento dell’Alzheimer perché si basa su una solida teoria scientifica”. Oltre all’inibizione del T14 come possibile trattamento, gli autori ipotizzano che il monitoraggio dei livelli di questa sostanza potrebbe essere utile per lo sviluppo di uno strumento diagnostico per la rilevazione precoce della malattia di Alzheimer. “Sebbene questi dati siano molto promettenti – commenta Greenfield – la diffusione di farmaci per pazienti umani è ancora molto distante, probabilmente non saremo in grado di applicare questi concetti per i prossimi dieci anni. Speriamo che il nostro lavoro possa fungere da apripista per la ricerca di un medicinale adatto al trattamento del morbo di Alzheimer”.

LINK A STUDIO: https://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1002/trc2.12274

https://mohre.it

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