Uno spray nasale protegge dall’Alzheimer, presto via a studi sull’uomo

di Valentina Arcovio

La via per proteggere il nostro cervello dalla neurodegnerazione associata alla malattia d’Alzheimer passa anche per il naso. Uno studio internazionale ha annunciato il successo dei test pre-clinici di un nuovo spray nasale che sembra in grado di invertire i segni patologici dell’Alzheimer. Gli studi sull’uomo potrebbero iniziare tra due anni. 

Intervenire dopo i primi danni dell’Alzheimer potrebbe essere troppo tardi

L’ ipotesi prevalente che guida la maggior parte della ricerca sull’Alzheimer si basa sull’idea che la neurodegenerazione sia causata dall’accumulo anomalo di proteine amiloidi e tau nel cervello. Quindi, negli ultimi decenni, la maggior parte degli interventi farmaceutici si è concentrata sull’inversione o sulla prevenzione di quegli aggregati proteici tossici. Tuttavia, tutti questi nuovi farmaci hanno fallito nei test sull’uomo. E molte grandi aziende farmaceutiche si sono ritirate dalla sfida dello sviluppo di farmaci per l’Alzheimer. Questa nuova ricerca, pubblicata sulla rivista Alzheimer’s & Dementia: Translational Research & Clinical Interventions, è opera di un gruppo di ricerca di un’azienda biotecnologica chiamata Neuro-Bio. L’azienda è stata fondata nel 2013 dalla neuroscienziata dell’Università di Oxford, Susan Greenfield, che da decenni si sta occupando dello studio delle origini dell’Alzheimer. La ricerca di Neuro-Bio si basa sull’idea che un trattamento efficace contro l’Alzheimer deve mirare ai meccanismi che precedono l’accumulo di amiloide e tau nel cervello. I ricercatori suggeriscono che una volta che queste proteine tossiche si accumulano nel cervello e causano danni neuronali sia troppo tardi per cercare di fermare o invertire il processo con i farmaci.

Individuata molecola che contrasta la malattia

L’ipotesi alternativa alla base del lavoro di Neuro-Bio è l’idea che una sostanza chimica cerebrale nota come T14 possa essere uno dei primi fattori patologici della malattia di Alzheimer. Il T14 è una molecola cruciale per lo sviluppo del cervello nella prima infanzia, ma si sospetta che diventi tossico in età avanzata. Studi precedenti hanno indicato che livelli tossici di T14 in una parte del tronco cerebrale, chiamata nucleo isodentritico, potrebbero essere un segno patologico precoce dell’Alzheimer. Neuro-Bio ipotizza che l’inattivazione della T14 in quella regione del cervello potrebbe prevenire la cascata di eventi neurologici che alla fine portano all’Alzheimer. “Utilizzando le conoscenze neuroscientifiche di base abbiamo identificato quello che riteniamo essere un meccanismo alla base della malattia di Alzheimer nel cervello e abbiamo sviluppato una molecola (NBP14) per combatterlo”, spiega Greenfield. I ricercatori hanno condotto esperimenti sugli animali che hanno testano una formulazione spray nasale di NBP14 in modelli murini di malattia di Alzheimer. I risultati sono promettenti e mostrano che sei settimane di utilizzo di NBP14 hanno portato a una diminuzione dei livelli di amiloide cerebrale nei topi e dopo 14 settimane gli animali hanno mostrato miglioramenti cognitivi che li hanno resi simili ai topi sani usati come gruppo di controllo.

Fra due anni i primi test sull’uomo

“I risultati indicano costantemente che NBP14 potrebbe interferire con il processo neurotossico che porta alla degenerazione neuronale nell’Alzheimer”, afferma Paul Herrling, direttore non esecutivo di Neuro-Bio. “Questo lavoro ha implicazioni molto interessanti per il trattamento dell’Alzheimer perché si basa su una solida teoria scientifica che non è stata ancora applicata al trattamento della malattia”, aggiunge. Oltre all’inibizione di T14 che funge da possibile trattamento, si ipotizza che le misurazioni della molecola nel sangue o nella pelle possano potenzialmente fungere da strumento diagnostico precoce. Neuro-Bio ha affermato in una dichiarazione che ritiene che i test per livelli anormali di T14 potrebbero identificare i primi processi neurodegenerativi che precedono i sintomi dell’Alzheimer di 10 o 20 anni. Questi risultati sono indiscutibilmente promettenti e indicando un potenziale futuro in cui alcuni spray nasali, usati ogni mattina, potrebbero essere un trattamento preventivo per l’Alzheimer. Ma questo scenario è ancora una prospettiva lontana, con i ricercatori che indicano che ci sono almeno due anni di lavoro prima che il farmaco sperimentale possa essere testato sull’uomo. Supponendo che tutto vada bene, questo tipo di trattamento è distante almeno 10 anni dalle applicazioni del mondo reale. E vale la pena ricordare che la storia della ricerca sull’Alzheimer è disseminata di promettenti studi sugli animali che non si sono tradotti bene per gli esseri umani.

FONTE: https://alz-journals.onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1002/trc2.12274

https://mohre.it

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